Un brano particolare, come lo ha descritto lo stesso autore
e un video, che lo è ancora di più e dove la nostra anima può confondersi con
la bellezza della natura e del suo stare in sintonia in ogni suo aspetto.
“Sharon” è il titolo dell’ultimo singolo del cantautore
Sergio Bruno, e che proprio poche ore fa ha caricato su You Tube il videoclip ufficiale.La
regia è affidata alla talentuosissima Lú Magaró, regista e videomaker diplomata
all’istituto CFP Bauer, la cui sintonia
con gli elementi naturali, ha dato vita ad un capolavoro che solo l’unione tra
musica, immagini e parole può far percepire.
“Sharon, la notte calerà…” e con essa la magia che avvolge non solo la
protagonista del brano, ma tutto ciò che le sta attorno, e “tutto il frastuono
del tempo”, del nostro tempo non sarà nulla in confronto a questo mantra che
trattiene un’anima vagabonda tra gli sguardi fugaci, tra le parole mai dette e
i sospiri sospesi.
Un senso mistico, come dichiara nel testo della canzone lo
stesso Sergio, avvolge l’aura di “Sharon”; le immagini del video, che raccordano
elementi naturali, sembrano pennellate delicate che timidamente, dipingono a
mano un paesaggio ai confini tra la realtà e la fantasia, tra la storia e la
leggenda.
In uno sfondo
scenografico che rassomiglia a quelle foreste incantate dove si narrano miti di
creature come gnomi, fate ed unicorni, ecco stagliarsi la figura di Sharon, impersonificata
dalla bellissima e talentuosissima Valentina Fuso della GD Model Agency.
Con una veste candida a simboleggiare la purezza di un’idea
ancora da concepire, Sharon si disperde tra la miriade di ispirazioni che la
natura attorno lei le offre. Nello specchio diafano della sua immagine si
riflette l’armonia di un suono silenzioso ma intenso. Ed ecco che, i cori di Manuela
Ragusa, fanno da controcanto ad una musicalità tacita ma pregante, tesa ad
abbracciare l’intero orizzonte.
Un orizzonte confuso e dove, in concomitanza con l’incipit
del video, osserviamo l’autore Sergio Bruno, immerso nella scrittura, mentre
contempla silenziosamente il paesaggio intorno a sé. Non è lui a cercare Sharon
ma lei che chiede di essere cercata. Dice di essere prigioniera del bosco. E il
bosco non è altro che la metafora dell’interiorità dell’autore: fitto, scuro,
dove le idee e i sogni talvolta vivono e altre volte muoiono.
Ma Sharon pretende di essere ascoltata e in qualche modo
"sposata", ed ecco quindi il suo abito bianco vagamente nuziale. “Sharon”
rappresenta infatti il progetto non
ancora realizzato, il motivetto che avevi in testa e per qualche motivo hai
dimenticato; ma lei è lì, più presente che mai, vivida e vera. Basta solo
saperla cercare, perché Sharon vive in ognuno di noi.
Sonia Bellin
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