sabato 30 marzo 2024

IN ARRIVO “TELL ME NOW”: IL NUOVISSIMO SINGOLO DI MAXIMUSP

 


 

In arrivo in radio proprio in queste settimane il brano intitolato “Tell me now” , l’ultimo ed imperdibile singolo di MaximusP ( pseudonimo di Massimo Panziera) il quale ha scritto e composto il brano assieme  al suo fidato collaboratore artistico Nicola Bonadiman, su etichetta Areasonica Records, con la quale Massimo collabora dal 2022, quando pubblica il suo terzo album dal titolo “Per qualcosa in più”, anticipato dal singolo, con relativo video della title track.

 

Di formazione giuridica, ma da sempre appassionato musicista, Massimo Panziera è un cantautore originario della provincia di Verona, attivo già da tempo  nell’ambito di diverse band della zona, nel ruolo di bassista e cantante. 
Le sue primissime esperienze musicali riguardano in particolare il genere  progressive rock e new wave, dove per diversi anni, l’artista si è cimentato nella rivisitazione di svariate cover dei grandi classici.  
Successivamente arriva l’esigenza di scrivere anche degli inediti, ed ecco che Massimo decide di cimentarsi nella scrittura, esprimendosi  in primis come paroliere e compositore, oltre che in qualità di scrittore di testi letterari. Riguardo proprio queste ultime abbiamo: “Intervalli e ombre” ( ediz. Libro Italiano 2003 ) e “I dialoghi” ( ediz. Cleup 2012 ). 
Successivamente, a partire dagli anni ’90, Massimo  intensifica la sua attività di musicista on the road con concerti e serate in vari locali del nord-est e la partecipazione a festival e talent show, tra cui si annoverano il festival “Voci nuove” di Casale di Scodosia (PD) ( V° classificato) , il talent estivo di Sottomarina di Chioggia (VE) organizzato da Radio BCS, e l’edizione del ’96 del talent organizzato dal locale “Il Banale” di Pd ( in co-gestione con Radio Sherwood), sponsorizzato dal quotidiano “Il Gazzettino” e dallo stesso Comune di Padova, nell’ambito del quale si classifica in terza posizione. 
Nel 2001 poi, Massimo  collabora con il partner artistico Nicola Bonadiman alla realizzazione del c.d. “Oro Nero”, il quale viene pubblicato e distribuito in via espressamente artigianale. 
Dopo aver depositato diversi brani c/o la SIAE e tentata la strada dell’autoproduzione, l’artista giunge alla pubblicazione nel 2016 del suo primo c.d. “The game” con l’etichetta Cat Sound Records, che costituisce la prima parte di un più vasto progetto artistico in cantiere da tempo.  Nel 2017 pubblica su You Tube il videoclip promozionale della title track “The game”, mentre nel  2019 pubblica con la suddetta etichetta il secondo c.d. “Al di là e oltre” ed il videoclip “To be through with you”, fino ad arrivare poi al terzo cd dell’artista, dove inizia anche la collaborazione con una nuova etichetta, l’ Areasonica Records, con la quale, oltre a  pubblicare il terzo album “Per qualcosa in più”, rilascia proprio in questi giorni il nuovissimo singolo “Tell me now”.

Un brano dal forte taglio rock e con un sound di notevole impatto sonoro, capace di sorprendere l’ascoltatore in flusso di rimandi sonori molto eterogenei ma allo stesso tempo ricercati, in un crescendo armonioso che coglie inaspettatamente sperimentazioni melodiche di notevole eleganza.

Un saliscendi vorticoso, abissale in certi punti, tanto che si ha la sensazione di vivere tutta quella serie di esperienze raccontate dall’artista nel brano.

 

Sonia Bellin

 

Link You tube:

https://youtu.be/jFh3apzfw6w?si=928Fz02X899rXcT-





giovedì 28 marzo 2024

GRANDE ESORDIO DISCOGRAFICO PER GLI ERETIKA CON IL BRANO “HATHOR”

 


 

Prodotto da Raffaele Montanari della Pms Studio e scritto dai  componenti stessi degli Eretika, “Hathor” è il brano con il quale debutta un progetto totalmente inedito e originale nel panorama musicale italiano; trattasi infatti di una band symhonic metal, la quale coinvolge stili musicali, tra loro molto diversi che vanno dal metal più puro ed essenziale con i suoi assoli e i riff perfettamente richiamabili al genere, arrivando fino all’opera. I riferimenti sono ovviamente quelli di uno stile che riprende in modo incontrastabile il metal cosiddetto appunto sinfonico, in quanto accanto alle sonorità tipicamente metal, si hanno elementi orchestrali ripresi dalla musica sinfonica.

A scapito di voler dividere, etichettando i generi, l’ideale sarebbe quello di unire, nell’ottica degli Eretika che soffermandosi  sulla componente sinfonica del loro stile, antepongono la miriade di possibilità che possono incrociarsi quando generi diversi si commistionano tra loro, creando poi un’atmosfera del tutto nuova, con un suono capace di esprimere perfettamente quello che il testo si prefigge di comunicare.

 

 

Un testo e quindi un contenuto che non viene mai ad essere il mero riempimento di uno spazio musicale, ma, come ad ogni forma d’arte si confà, un luogo in cui ogni elemento-in questo caso musica e parole- vanno a confluire in un unico obiettivo: svelare un significato. La musica, come ha espresso la cantante degli Eretika Vera della Scala durante un’intervista, deve unire, non dividere… Deve mettere insieme elementi, proprio come un’orchestra, ed ecco allora l’idea della musica orchestrale, ecco l’idea di una band che riprende uno stile definibile “orchestrale”, perché in grado di porre uno accanto all’altro, strumenti tra loro molto diversi ma che, nel loro insieme, creano qualcosa di armonico.

 

“Hathor”, ovvero il primo singolo presentato dagli Eretika, rispecchia proprio questo ideale perseguito dagli autori e interpreti del brano, Vera Della Scala e Ares Signorello.

 

Vera inizia da giovanissima lo studio della musica e, contemporaneamente al conseguimento del diploma del liceo della Comunicazione ad indirizzo “spettacolo”, studia presso il Conservatorio “B. Maderna” di Cesena laureandosi in Canto nel 2019 sotto la guida della M° Rossella Marcantoni. Si è perfezionata seguendo master e corsi di canto con: M° Enrico Stinchelli, M° Paola Romanò, M° Evghenia Dundekova. Attualmente sta procedendo gli studi con il M° Monica Boschetti presso l’accademia internazionale N.O.T.A. music. Ha partecipato in veste di corista e figurante al Teatro “A. Bonci” di Cesena nel 2016 ne “Le nozze di Figaro” e nel 2017 nel “Don Giovanni” di W. A. Mozart diretti dal M° C. Desderi con regia di M. Cappelletti e nel 2018 ne “Le Convenienze e inconvenienze teatrali” di G. Donizetti diretta da “G. Zanetti”. Nel 2008 ha debuttato come protagonista nel musical “La marcia dei Giganti” con musiche inedite di Davide Caprelli e Gianni Della Vittoria. Ha effettuato concerti solistici in arene e sale da concerto, nel 2019 come solista nel “Gloria di Vivaldi” con l’orchestra del Conservatori B. Maderna di Cesena e la direzione di G. Placci a Palazzo Ghini, nel 2015 a Bagno di Romagna con il M° E. Monti per la rassegna “Natura in Concerto”, nel 2016 per “Le Soisèes Musicales” e nel 2020 al “Festival Naturae” a Lido di Classe (RA). Nel 2019 ha ricoperto la qualifica di aiuto regia per il M° A. Antoniozzi nella realizzazione della produzione “Il Rigoletto” di Verdi del Conservatorio “B. Maderna” di Cesena effettuata poi al Teatro Bonci. Ha cantato per Enti Nazionali e di volontariato quali: nel 2014 presso il Pala De Andrè di Ravenna per il “Rotary Club Romagna”, nel 2019 presso il Pala Rimini per il congresso Nazionale tenuto da AUSL Romagna e per il galà “Dammi un Là” presentato da Anna Falchi e organizzato da “Croce Rossa Italiana” di cui è ospite ogni anno. Nel 2019 e 2020 ha partecipato come protagonista in due cortometraggi musicali realizzati dalla scuola Holden di Torino come cantante e attrice protagonista dal nome “Divertissement” e “una cena insieme a te”. L’ultimo cortometraggio si è aggiudicato diversi premi: il primo come miglior cortometraggio presso l’ottava edizione di Cinecibo 2021 e semifinalista presso il Golden Movies International Festival. Nel 2023 ha collaborato con l’agenzia MB Organization con la band Starlight Italians Nightwish tribute come cantante e front girl della band, di cui l’ultimo concerto è stato eseguito a Stoccarda e presso vari teatri Italiani.

Come il nome stesso suggerisce di origini greche, Ares Signorello è un chitarrista e compositore in vari progetti musicali che prendono spunto in primis dall’età d’oro degli anni ’70, quando improvvisazione sul palco e armonia musicale, si traducono in energia pura sprigionata dal vivo davanti ad un pubblico entusiasta e pronto a rispondere cantando e intonando a squarciagola le note dei brani proposti. La musica di Ares è una miscela di rock, funk, blues, soul, che strizza l'occhio alla versatilità degli anni '60 in chiave moderna. Il 20 Febbraio 2021, Ares  pubblica il suo primo singolo da solista con PMS Studio intitolato "Great Family", un pezzo che riscopre le sonorità crude del Rock in pieno stile anni '70/'80. Due anni dopo, il 30 Aprile 2023 esce il nuovo singolo "Fire", una ballad rock scritta e interpretata da Ares, che ricalca lo stile dei gloriosi anni '90 del rock.

Unendo i due loro talenti e i loro background musicali, Vera della Scala e Ares Signorello hanno dato vita ad un progetto denominato Eretika, che prende spunto proprio dal senso  etimologico del termine: la parola è l’aggettivo che identifica qualcosa che ha a che fare con l’eresia, ossia con una scelta. La scelta appunto di voler congiungere stili diversi, creando un’orchestra di strumenti musicali, dove ognuno ha il suo ruolo e dove ogni suono ha un suo motivo semantico. Il primo singolo pubblicato e scelto per presentare il progetto è un brano che rispecchia perfettamente questo pensiero: il sound epico incontra il rock e il risultato che ne deriva è un suono aggressivo ma allo stesso tempo melodico, dove l’assolo di chitarra imprime energia ad un testo elegante. “Hathor” è un pezzo dove il violino detiene una parte orchestrale fondamentale, perché caratterizza poi l’intero brano, il tutto, spiega Vera, è partito da Ares, da una sua cellula ritmica, ed ecco un suono puramente orchestrale dove la sinfonia incontra l’aggressività del metal, che non è mai disgiunto da una linea melodica.

 

“Hathor” è un pezzo che attinge alla storia, riprendendo sonorità mistiche che si riferiscono a tutto quello stile nordico del metal, il quale ha sempre inteso il genere come perfettamente associabile alla musica sinfonica, quindi a suoni che riprendono la classicità culturale oltre che musicale, andando a ritroso nel tempo e recuperando le radici culturali della musica e con esse, anche il significato che a quel tempo detenevano. Il titolo del brano è un riferimento diretto ad  “Hathor”,  la dea della musica dell' Antico Egitto, spiega Vera della Scala, la quale, prima  di scrivere il pezzo si è recata in quei luoghi, visitando quindi la terra che ha ispirato il pezzo, rivivendo il significato che esso vuole comunicare. Un viaggio reale che diventa poi astratto, dove per astrazione si intende cercare di distaccarsi dalla concretezza delle immagini, per crearne una di molto più elevata, universale per così dire, inscrivibile ovunque e leggibile da chiunque in maniera chiara.

Ed ecco uno dei significati della musica come la intendono gli Eretika, ovvero la musica come elevazione, come una catarsi, quindi propriamente nel senso che la intendevano gli antichi greci e i filosofi del tempo: la musica non come spettacolo e quindi divertimento, ma come un rito atto ad elevare l’essere umano. Un principio molto sentito in passato e che con il tempo si è perso, ma che molte realtà musicali, a partire da tutte quelle band da cui gli Eretika si ispirano, spesso e volentieri richiamano per riprendere l’origine stessa della musica e soprattutto di quella cultura musicale che anche noi oggi dovremmo recuperare per una maggiore consapevolezza della potenzialità degli strumenti a nostra disposizione.

 

 

Sonia Bellin


Link digital store: 

https://fanlink.to/eretika

 



martedì 26 marzo 2024

“SICILIA VACANTI”: NEL SUO ALBUM D’ESORDIO ALESSANDRO D’ANDREA CALANDRA RACCONTA LA STORIA DELLA SUA TERRA

 


 


Ed ecco a voi un artista che impara a suonare da autodidatta e che, proprio in queste settimane, pubblica il suo album di debutto in dialetto siciliano per omaggiare la sua terra, raccontandone la storia e la sua tradizione. “Sicilia Vacanti” non è solo un album di dieci tracce che attraverso il suono ripercorre la tradizione musicale di una regione, perché l’album d’esordio di Alessandro D’Andrea è anche uno scorcio di storia e del nostro paese che in quella Sicilia ha attinto una tradizione millenaria che si è poi confrontata con il resto del mondo , prendendo spunto dalle memorie di un tempo e di un luogo.


Con un sound etno-folk unico, anche questo reduce da uno studio approfondito della tradizione musicale del nostro paese e della Sicilia in particolare, l’artista ha voluto anche ritrarre la voce di questo popolo, riprendendo passo dopo passo la lingua e il dialetto di quella regione, dove affondano le radici culturali che ancora oggi si respirano.


La title track dell’album in particolare, racconta il coraggio di tanti giovani che, a causa della mancanza di lavoro, lasciano la loro terra- come l’artista stesso ha fatto- in cerca di un’occupazione, creando con il tempo il fenomeno dello spopolamento della Sicilia. Storie quindi di coraggio ma anche di rabbia, di rammarico e di paura, come lo è CORI FA’ LA VOVÒ, dove


"Fa' la vovo' " (ovvero tradotto, fai la ninna!) è il refrain della Ninna Nanna siciliana. In questa traccia l’autore ci porta in un luogo di paura e disperazione: un rifugio antiaereo negli ipogei di Agrigento, nel corso dei fitti bombardamenti delle Truppe Alleate. Nel brano, la mamma canta una struggente Ninna Nanna al suo piccolo, mentre là fuori uno spaventoso fragore di esplosioni mina ogni speranza di sopravvivenza. …Vincerà l'Amore di una Madre o l'odio della guerra? Il dolce canto della Ninna Nanna siciliana o il frastuono delle bombe? Si chiede il nostro Alessandro, elargendo la domanda anche all’ascoltatore.


 


Quindi non solo storie di coraggio e di uomini che affrontano le loro paure, ma anche luoghi di paura dove la devastazione esistenziale delle persone deve confrontarsi con la quotidianità, con le emozioni di una madre verso il suo piccolo. Ma storie dove c’è pur sempre il lieto fine, come quella di Alessandro stesso, che dopo aver lasciato la sua terra natia, si rimbocca le maniche e, dopo la laurea e il lavoro nel campo della formazione in Veneto, ecco realizzare il suo sogno di artista, che dedica alle sue origini un intero album che raccontano il suo paese. Un album fatto di suoni, di colori, ma soprattutto di musica e di voglia di raccontare nella lingua tradizionale, ciò che ha costruito un’intera tradizione popolare.


 


 


Sonia Bellin


 


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domenica 24 marzo 2024

LA NECESSITA’ DI PRENDERE STRADE DIVERSE: IN “QUA E’ ROBA TUA” DAVIDE SACCHI RACCONTA LA FINE DI UN LEGAME SENTIMENTALE

 


 

Scritto, composto e arrangiato dallo stesso cantautore “Qua è roba tua “ è il titolo del nuovo singolo di Davide Sacchi che per la rifinitura finale del brano,  si è avvalso della collaborazione delle chitarre di David Pieralisi e dall’Ing. Federico Ceriola, che ha realizzato il   mix e il master del pezzo.

“Qua è roba tua “  rappresenta la spontaneità di una canzone nata così…senza un preciso obiettivo, se non quello di emozionare e condividere una sensazione…. Non c’è una volontà di fornire regole o istruzioni, il nuovo singolo di Davide Sacchi  è un brano semplice, fatto per essere capito nell’immediato, senza nessun orpello che le possa offuscare tutta la spontaneità che le è propria. “Qua è roba tua” è un brano che parla di quanto certi atteggiamenti in una relazione, con il passare del tempo, possono diventare scontati, accettati a priori e quindi non più visti come un valore o come una componente fondamentale per mantenere saldo il rapporto. Ecco allora che questo inizia a deteriorarsi, lasciando intravedere le prime fratture, poi le linee di un tempo non più condivisibile… un tempo che diventa inerte, uno spazio soffocante… E’ un'avvisaglia che qualcosa non va, che c’è bisogno  di cambiare aria e che, per il bene di entrambi, occorre prendere strade diverse. Con un linguaggio semplice e diretto, Davide Sacchi ci racconta le incrinature amorose di un legame che si sta progressivamente spezzando, e lo fa con una spontaneità tale, che l’ascoltatore non può non immedesimarsi, anche solo per un istante, in questa storia che ha le sembianze di un film. In alcuni momenti, ascoltando il pezzo, si ha infatti la sensazione di scorrere le immagini di una pellicola in bianco e nero, in quanto i colori appaiono sbiaditi per lasciare spazio ad emozioni chiaro-scure che dipingono da sole il paesaggio rarefatto su cui si proiettano lo scenario. Tacito ma profondo, tale racconto si dispiega con le note della canzone, che in modo concreto attraversa le emozioni, per trovare posto a sedere nella prima fila del film della nostra vita.


Sonia Bellin




 

 

 


sabato 23 marzo 2024

IL VIAGGIO DI MAURO CONTI NEI “BALCANI” DIVENTA UN ALBUM

 


 

E si intitola proprio così, semplicemente “Balcani” , l’ultimo album di Mauro Conti, cantautore nato  Bologna nel 1959, il cui primo incontro con la musica risale durante l’adolescenza, quando  grazie all’accompagnamento di un fratello maggiore, inizia ad ascoltare le canzoni di quel periodo.  Nel 1977 inizia a suonare la chitarra e si avvicina ancora di più alla musica, scoprendo sia i cantautori italiani, sia la musica internazionale, in particolare il rock incontrando gruppi come  Beatles, Doors, Velvet Underground, Hendrix… Assiste poi all’esplosione del Punk e alla nascita del nuovo rock italiano. È in  quegli anni che inizia a comporre canzoni per poi, negli anni successivi, dare vita a diversi gruppi di ispirazione new-wave (The Lonely’ Hearts - CastaDiva) con una particolare riflessione ai testi ora scritti in italiano. “1989”  è il primo Ep di Mauro Conti:  due brani pubblicati in musicassetta che chiudono il periodo dedicato alla musica esplicitamente rock. Nel frattempo, inizia a lavorare come tecnico teatrale, un’ esperienza che lo coinvolge umanamente e gli offre la possibilità in maniera indiretta, di maturare il proprio rapporto con la creazione artistica, non solo in ambito musicale. All’inizio degli anni ’90 si avvicina alla musica blues a cui dedicherà tre lavori anch’essi registrati in studio: Reno Tape Blues – Dall’Apennino al Delta – Vecchie & Nuovi Blues, tutti i brani composti in italiano. La scrittura di nuove canzoni riprende nel 2018, quando l’autore ricomincia a dedicarsi alla composizione, iniziando anche   un nuovo progetto musicale, ovvero “The Majakovskj’s Suicide - Hommage a…” Nell’arco di tre anni avviene la registrazione di tre EP che hanno lo stesso titolo, contraddistinti solo da Vol. 1, Vol. 2 e Vol. 3. Dodici brani complessivi che l’autore dedica a dodici diversi autori - scrittori, poeti, musicisti, personaggi letterari, pittori-  che lo hanno influenzato a livello artistico e umano.

Nel 2021 registra un nuovo lavoro, “Les Chanson Purque d’Amour.”, cinque canzoni incentrate sulle diverse interpretazioni del sentimento “amore.” Ed ecco il 2024 e la pubblicazione di “Balcani”, undici brani nati dopo un viaggio lungo  5000 km che dai  Balcani meridionali arriva a toccare le sponde del Mar Nero e il confine con la Turchia. Per la prima volta, l’autore si dedica solo al canto dei brani da lui composti, collaborando però agli arrangiamenti eseguiti da Raffaele Montanari, titolare dello studio e della relativa casa discografica, PMS Studio.

“Balcani” non rappresenta soltanto un viaggio fisico e reale, compiuto dall’autore  nell’estate del 2019 , “Balcani” è infatti soprattutto un percorso, un cammino di ricerca che Mauro Conti ha intrapreso per raccogliere impressioni, sensazioni e stati d’animo, trasposti poi in suoni e colori che, fondendosi con la poesia, hanno trovato nelle canzoni, una  forma dai contorni cangianti. Contorni che di fatto segnano una figura ma che, poi, presi singolarmente, raffigurano emozioni fugaci, atte a lambire l’anima per poi rilasciare un’impronta indelebile, simile ai passi compiuti durante il cammino.

Il disco di Mauro Conti si  apre con “Il tuffo”, e con un frase che risuona all’interno del brano in modo prorompente: “Non ho fretta”. Fin dalla prima traccia e per tutto il percorso compiuto dall’autore, si avverte questa sensazione di voler a tutti i costi fermare il tempo, desiderando per una volta nella vita di poterlo guardare, osservandone i movimenti per non accorgersi del cambiamento. Il tuffo a cui fa riferimento il brano è quello che gli uomini compiono dall’alto del Ponte Vecchio di Mostar, distrutto nella guerra avvenuta nella fine della Jugoslavia e poi riscostruito.  “Non ho fretta” esprime il bisogno di lentezza, di stendersi sulle proprie emozioni, lasciandosi andare ad esse, lasciando che siano loro a guidarci in questo viaggio ad occhi aperti verso terre lontane….Ed ecco che appare “nell’orizzonte un lambo senza tempo…” e quello che avvertiamo è un “corpo vivo che rinasce torna vivo ogni volta che esce…” Un tuffo breve come “un respiro colma la vita e toglie ogni pensiero…” La poesia in questo brano lambisce l’anima accarezzandola, mentre la musica soavemente accoglie un cuore desideroso di calma, di assenza di un tempo avverso per riprendersi il tempo necessario a guardare dentro di sé.

A seguire “Kombanit Stalin”, traccia  che presenta una andamento molto leggiadro e dove, alla stregua di una storytelling, abbiamo l’impressione che sia proprio una donna del luogo a raccontare il dramma di questa storia: “se l’amore non ha udito  il fragore del naufragare… ha sbattuto l’uscio ed è fuggito al di là del mare, ma io rimango li ad ordinare tutte quante le macerie, e a metter in fila i ricordi e scordare le miserie…” Kombinat Stalin” è un quartiere operaio di Tirana, il quale,  dopo chiusura delle due fabbriche lì costruite, ha subito con la fine del periodo comunista, una totale disgregazione sociale. Ed è qui che, come tante persone, si riconosce anche l’autore che ha espresso il suo punto di vista, facendoci sentire il disagio subito interiormente dal singolo ma anche da tutta una comunità ora disgregata, che si ritrova a fare i conti con conseguenze prima inimmaginabili. La piazza di cui parla la protagonista del brano che racconta l’accaduto è il simbolo della totale perdizione di chi tenta di fronteggiare l’incertezza sociale. Una piazza che sanguina appunto, perché non ancora guarita.

Sussurrata con graziosa delicatezza, ecco il terzo brano del disco, intitolato “Lo spazzino di Sarajevo” che racconta il tragico destino di due amici durante la guerra civile, quando i due si trovano sul fronte opposto e uno uccide l’altro: “Sull’ombra del mio corpo ritornato a casa salvo e cerco inutilmente il tuo volto tra la folla, dimentico quel giorno che ti ho ucciso sulla porta e quando ti ho lasciato disteso sulla terra…” Una tragedia che si scatena fuori, ma soprattutto dentro, ed ecco la musica che innalza questo senso si vuoto come la piazza mentre piove e mentre le onde infrangono i ricordi, lasciando che quella piazza diventi un mare di  dolore, lasciando che la  pioggia scenda come  le lacrime. “E sotto questi tetti stamattina bianchi di neve trascino  il mio carretto…. il rimorso che contiene…”, dove la neve con il suo candore simboleggia l’innocenza, un tratto in netto contrasto con il sentimento provato ora dal protagonista, con il suo senso di colpa che proprio questi  sta provando, facendo smuovere un’anima affranta dal dolore.

“La Casa di Dervisci” è un canto spirituale dove gli archi innalzano un senso mistico ineguagliabile, e dove anche l’anima sembra trovare il suo posto nel mondo: “Sento svanire la mente stanca…” Un luogo sereno dove l’autore sembra ritrovare la pace interiore…un equilibrio nuovo che lo avvolge. Del resto il brano racconta una storia vera, ossia quella di un religioso del 1500 che attraversa i Balcani alla ricerca di un luogo dove erigere un monastero per la propria confraternita e questo cammino di ricerca verso una spiritualità interiore coinvolge in primis anche l’autore.

Allontanarsi da casa è anche allontanarsi da noi stessi, lasciando le discordie, lasciare lo scorie negative per ritrovarsi…” Mare Nero” presenta un ritmo che cavalca le onde mentre guardiamo i giorni naufragati e ritroviamo il tempo per ritrovare anche noi stessi: “Le Assolate ombre hanno bagnato queste sponde…”. Il vento imperversa ma nulla ferma il protagonista (l’autore stesso del brano) in questo viaggio attraversa il mare alla ricerca di una nuova rotta, mentre il passato viene seppellito dal vento , “Come foglie cadute nei giorni di inverno….”

Dal ritmo serrato e travolgente ecco il volo delle “Cicogne”, tipico animale delle zone visitate dall’autore e che egli, osservandone il volo, ne coglie somiglianze con la sua ardita voglia di sorvolare l’infinto, di compiere, come questo, viaggio alla scoperta di se stesso, della propria anima, del proprio Io, alla ricerca costante di un equilibrio interiore, capace di riflettersi sul suo operato. La musica del   brano appare riflettere il volo dell’animale , tanto che l’ascoltatore può vedere queste cicogne volar libere nel cielo azzurro “contro il sole disegnando rotte bianco nero e misteriose”.  E se in “Il tuffo” si cercava di fermare il tempo, anteponendo la necessità di non avere fretta, ecco che qui, il tempo non è più un nemico, e in risposta a tale miraggio, le cicogne non badano a nessun tempo, il quale appare “quasi morto”, mentre la spensieratezza divampa nel mezzo di un coro goliardico immerso a irrorare di luce e colori il brano.

Ed ecco i “Tuoi lunghi occhi verdi”, un canto d’amore leggiadro e nostalgico, il cui ritmo quasi contrasta con il dolore di chi, deve lasciare la sua famiglia, un brano che affronta l’argomento dell’emigrazione ma soffermandosi soltanto sulle emozioni provate da queste persone il cui amore per la famiglia e per chi devono lasciare, non si estingue, rimanendo lì a scaldare il cuore di chi lo prova. Brano quindi che si lega in modo indissolubile con una canzone nata da una poesia scritta parecchi anni prima dall’autore durante un viaggio in Slovenia “I villaggi ai confini del mondo” che vuole rappresentare la solitudine dei luoghi che hanno subito l’allontanamento delle persone ...La desolazione che avvolge questi luoghi ora silenti. Un movimento lungo e disteso che appare come un ponte che tenta di riunire le persone…un eco che ravvede il suono disperso e lo vuole unire per far riaffiorare i ricordi lontani, mentre un respiro esangue guarda il tempo dilatarsi e guardiamo la desolazione, immobile in una stasi malinconica, mentre i villaggi  sono silenziosi come le persone, che hanno perso le parole per colmare il vuoto... La chitarra nel finale spinge un risuono di dolore, di acre nostalgia di un sogno lontano e profondo…

 

“ Porrajmos” è invece  il nome che il popolo Rom dà alla tragedia che l’ha colpito nella Seconda Guerra Mondiale: la deportazione e lo sterminio nel lager nazisti. Una sorta di ninna-nanna che una madre fa alla propria bambina per rassicurarla nell’imminenza della tragedia a cui segue poi la traccia intitolata “Ramo di Quercia” si riferisce a una tradizione serba nell’imminenza della fine dell’anno. Una ballata allegra e spensierata, dal suono vivo e dal ritmo veloce, la gioia che sprigiona il canto “che ammalia… la notte d’inverno sta scivolando via”, perché una gioia nel cuore rimbalza improvvisamente, e niente o nessuno può trafiggere questa gioia.

La tradizione incontra la poesia in questa traccia che ripercorre l’imminente fine dell’anno come è il rituale di quei paesi. Le more, la rosa canina… doni che la tradizione serba riserva per la fine dell’anno come simbolo di rinascita e che l’autore utilizza come senso di pace e di amore verso la propria terra e le persone che la abitano e che lo hanno accolto. E a Concludere il disco  “Elegia Balcanica” altro brano che affonda nella tradizione dei “Balcani appunto, una preghiera che i morti innocenti del conflitto rivolgono a sé stessi, nel ritrovarsi nella morte simili e uguali.

 

 

 

Sonia Bellin




 



 

 

 

 

 

 

 


martedì 19 marzo 2024

“SE L’AMORE” E’ IL TITOLO DELL’ULTIMO SINGOLO DEI MOLLIER

 

 


 

Si intitola così il nuovo singolo dei Mollier, band nata nel 2004, quando Andrea Zannoni (tastiere, pianoforte) e Luca Mazzamurro (voce, chitarre) iniziano a collaborare insieme. La prima registrazione, a seguito della quale iniziò la composizione dei brani originali, fu la celebre Hallelujah, di Jeff Buckley, artista che ha ricoperto per entrambi il ruolo di grande ispiratore. Successivamente, nel 2007 si unisce alla band il  bassista Tommaso Preda, e grazie anche alla collaborazione di musicisti quali Enzo di Rosa, Silvia Cervellera e Vincenzo Broussard, i Mollier iniziano a partecipare  a diverse rassegne di musica d'autore a livello nazionale, guadagnandosi il primo posto al concorso "Rock'o'clock" di Radio Tau (Bologna), arrivando poi anche  alle fasi finali dei concorsi "Una voce dal Livenza 2007" (Pordenone) , "Palco in Piazza 2007" (Padova), “Barezzi Live” 2007 (Parma), “Tour Music Fest” 2008 (Roma), “Risonanze Unplugged” 2008 (Padova), “City Music Lab” 2009 (Bologna), “Marte Live” 2009 (Bologna), “Aspettando Villa Arconati” 2009 (Milano).

Il 4 Febbraio 2008 viene trasmesso su Radio Rai Uno durante la trasmissione "Demo”, il brano "L'altro sentire", il quale  viene definito dai conduttori "pop d'autore raffinato". Nel 2007 il gruppo incide il primo EP intitolato semplicemente “Mollier”, mentre ad  agosto 2011 realizzano la colonna sonora del cortometraggio "Riprogrammazione Neuronica", prodotto dall'Accademia Nazionale del Cinema. Nel 2012 entra a far parte del gruppo il batterista Riccardo Capelli che partecipa alle registrazioni, del primo album della band "Meccaniche Razionali" presso la Front of House Factory di Bologna prodotto dall’etichetta Creative Industry. Ed ecco, nel 2020, finalmente la firma con la PMS studio, l’etichetta discografica di Raffaele Montanari con la quale la band si cimenta nella realizzazione di nuovi brani e della relativa incisione di questi, a partire proprio dal singolo  “Se l’amore”, di cui Montanari è appunto produttore artistico.

Una band che si muove tra il cantautorato moderno di ispirazione indipendente e le varie sfaccettature del rock, passando per il grunge e facendo uso di un groove che imprime ai pezzi sonorità ricercate. 

All’interno dei Mollier troviamo   influenze di generi diversi, grazie anche all’estrazione musicali dei vari componenti della band, dove ognuno, porta il suo stile, aggiungendo ad ogni brano quell’aspetto che poi nell’insieme, crea un risultato originale frutto di un incontro stilistico ben calibrato. Soffermandosi sul singolo in questione, pubblicato nelle scorse settimane nelle radio e nei maggiori digital stores, ritroviamo un brano di forte impatto, e dove l’incedere impetuoso della batteria, cattura fin dalle prime note l’ascoltatore, trascinandolo nel ritmo incessante del pezzo, che acquisisce ora ascendenze rock, ora di matrice più grunge, arrivando persino a lambire alcuni suoni di provenienza metal core. Tanti generi quanti sono gli stili - mai predefiniti -degli elementi che compongono i Mollier, i quali non si precludono nessun orizzonte musicali a priori, sperimentando un sound sempre nuovo, capace di far confluire nel cantautorato, sempre espresso in lingua italiana, sonorità che valorizzino al meglio le liriche, creando un riflesso continuo tra musica e parole, dove ognuno apporta un ulteriore significato nel piano stilistico. Non a caso la band esprime in tutto e per tutta questa commistione di suoni e “Se l’amore” ne è la conferma, dal momento che, si risente nell’immediato il riferimento grunge e il groove che ispira in primis   il bassista, incastrandosi in modo pressoché perfetto con la linea cantautorale dispiegata dal brano nel suo approccio più acustico, ravvisabile anche nelle movenze emotive che il mood fa percepire. Uno stadio confidenziale che trova nella musica acustica la sua naturale trasposizione e che in e l’amore emerge in tutta la sua spontaneità, diffondendo  il senso più profondo del brano. Un senso che comunque, rimane sospeso, al limite del suo essere definibile in modo chiaro ed esaustivo perché troppe sono le domande e quasi nulle sono le risposte che rimangono aperte ai dubbi. “Se l’amore” si chiede quale sia il senso ultimo di questo sentimento che travolge l’anima, la quale si trova poi dispersa tra le onde di un mare implacabile e, mentre tentiamo di trovare un appiglio tra il fluttuare dei movimenti che il muro di suono imperversato dalla batteria tenta di sollevare per ergersi a nostra difesa, ci cattura il vuoto di un turbinio di emozioni che immerge pure la nostra mente, incapace di dare una logica razionale ai pensieri. Ma del resto stiamo appunto parlando dell’amore, che nell’ottica dell’ultimo singolo pubblicato dai Mollier, assume i connotati di una sfida e dove chi perde si ritrova a dover fare i conti incontrovertibilmente con le scelte dell’altro; e allora ecco che, nel momento in cui viene a spezzarsi un legame, le due parti non sono mai uguali e c’è sempre qualcuno costretto a subire passivamente la decisione dell’altra metà, senza la possibilità di porre rimedio e lasciando per questo scoperte le carte di un gioco spesso finito male.

Tuttavia non è l’aspetto drammatico quello che emerge maggiormente ascoltando il brano, quanto piuttosto, un indagine sull’amore e sul concetto che essa è in grado di sussumere… Una canzone sospesa come lo è l'intero album che - come ci ha già svelato la band nel corso di un’intervista -  si intitolerà “Incompreso”  e che farà leva su tutte quelle domande, quei dubbi, quelle incertezze, che mettono a dura prova l’animo umano; su appunto tutto ciò che non è compreso dal nostro Io e da quello che la nostra mente riesce ad estrapolare…

 

 

Sonia Bellin

 

Link digital storehttps://fanlink.to/mollierselamore








domenica 17 marzo 2024

INTERVISTA A DAVIDE SACCHI

 


Lo abbiamo conosciuto in queste settimane grazie al suo ultimo singolo dal titolo “Qua è roba tua”, un brano dal ritmo crescente e dal suono accattivante, le cui striature emotive si raccordano nella composizione musicale, anche questa- come il testo e l’arrangiamento- curata dall’artista che si è fatto accompagnare dalle chitarre di David Pieralisi e dall’Ing. Federico Ceriola che ha realizzato il   mix e il master del pezzo…ora lo abbiamo qui con noi pronto a rispondere alle nostre curiose domande…

 

Benvenuto caro Davide, cominciamo innanzitutto con questa tua nuova avventura radiofonica.. quali sono le sensazioni che hai avuto..le emozioni nel sapere che il tuo brano dopo il video, era entrato nel circuito radiofonico nazionale…?


Ciao, innanzitutto grazie per questa opportunità.

Beh, dopo tanto impegno è gratificante sapere che uno dei tuoi brani è in circolazione sulle radio. Ho realizzato da zero “Qua è roba tua” essendo autore, compositore e arrangiatore del pezzo. Quindi sì, c’è soddisfazione. Anche perché per uscire allo scoperto ho lavorato sia sull’aspetto personale, sia su quello artistico studiando e ascoltando i consigli dei più navigati.


Il singolo in questione, disponibile anche sui i maggiori digital store e su Spotify, è un brano che racconta di un sentimento che si sta spegnendo… Una relazione amorosa che sta perdendo il suo stato naturale…si tratta di un brano autobiografico…?

In verità no. Leggendo i commenti di qualcuno sui social sembra che l’abbia vissuto in prima persona, ma non è così. Fa piacere che passi questa idea perché significa che sei stato concreto e convincente nello scriverne il testo. Quando scrivo cerco di essere realista e cerco di immedesimarmi con certi sentimenti. È un po’ come se vedessi le varie scene di un film proiettato nella mente e io sto li a metterle nero su bianco. 


 Che cosa ha ispirato la scrittura della canzone e come i suoni particolari del brano si raccordano con il testo che, come è nella tua concezione di arte e di musica, apporta parole dirette… chiare… che arrivano in modo trasparente a chi ascolta…

Ok, riagganciandomi al discorso di prima, credo che in Qua è roba tua si possa percepire l'illusione, la frustrazione, il legame finito con l’avere il solo piacere fisico come collante. Collante che poi man mano perde il suo potere. Ecco, cerco di esprimere con le parole dei sentimenti, degli stati d’animo, delle immagini di quotidianità; come credo faccia un pittore quando dipinge la sua tela. Nelle mie canzoni voglio dare contenuto, concretezza e profondità ma con concetti chiari ed immediati. 


 Questo è di sicuro un brano che rispecchia pienamente il tuo stile…come lo definiresti a parole tue e, quali sono le realtà musicali che ti hanno ispirato…?

Il mo stile….allora…

Sarò atipico ma non credo di avere uno stile identificabile e riconoscibile in tutte le canzoni. Di certo definirei le mie canzoni Pop/Rock ma tratto ed ho trattato ogni singolo pezzo in base a cosa doveva raccontare. Quindi anche per l’arrangiamento, grossomodo come si fa per le soundtrack dei film: nel mio caso anche le musiche che girano sotto devono accompagnare il testo. Ammettendo il fatto che, per quanto ci abbia lavorato con cura, sono consapevole che un tecnico professionista avrebbe fatto di meglio.

A chi mi ispiro: diciamo che mi rifaccio alla sostanza delle belle canzoni di ieri con uno sguardo alla durata, metrica e sonorità di oggi. Emozione non deve far rima con mattone. E per “oggi” punto a fare delle canzoni che non necessitano di essere riascoltate per essere capite.


“Questa è roba tua “ è un singolo che anticipa un nuovo progetto discografico..? Ci sono altri brani in vista...un album…?

Considera che ho bussato alle porte del mondo social soltanto a giugno 2023 come Davide Sacchi Cantautore. Ho iniziato la divulgazione dei miei pezzi dopo aver tentennato sul da farsi. Il mio viaggio è appena iniziato: continuerò a pubblicare dei brani appartenenti al mio primo progetto ed è già in cantiere un secondo progetto che magari è più vicino ai brani moderni con anche delle sonorità particolari; ma stavolta credo che mi farò aiutare da tecnici che ne sanno sicuramente più di me. Io continuerò a metterci penna, note, faccia e cuore, senza snaturarmi nel cercare consensi e con la forte speranza che qualcuno di peso nel settore si accorga di me e che mi voglia promuovere. Insomma: sogno mantenendo i piedi a terra.





INTERVISTA AD ALESSANDRO D’ANDREA CALANDRA

 





E dopo l’uscita in tutti i maggiori digital stores del suo album d’esordio, ecco qui con noi per una piacevole chiacchierata l’autore di Sicilia Vacanti”, ovvero Alessandro D’Andrea Calandra che ha accettato di raccontarci qualche curiosità e aneddoto su questo suo interessante progetto musicale.



Benvenuto innanzitutto caro Alessandro.

È un vero piacere averti qui con noi, cominciamo subito con il titolo del tuo album d’esordio, dieci tracce che raccontano la Sicilia in dialetto siciliano, ma soprattutto che raccontano la storia della tua terra natia…

“Sicilia Vacanti” è il titolo del brano che ha dato inizio alla mia avventura cantautoriale e mi è sembrato giusto, oltre che, emozionante, dare questo titolo al mio primo album.
“Sicilia Vacanti” significa “Sicilia Vuota”, vuota delle risorse più preziose: i giovani che sono costretti ancora oggi a lasciare la propria terra per trovare un lavoro dignitoso.

Un tema certamente ispirato dalla mia condizione di siciliano che vive al Nord, nel bellissimo Veneto, ormai da più di vent’anni. La Sicilia manca da morire e forse è per questo che le mie canzoni appartengono al Folk Siciliano e le scrivo sempre nella Lingua Siciliana.



Una regione quella della Sicilia che offre paesaggi e frammenti culturali davvero unici e che la tua poesia in musica ha permesso di omaggiare…da che cosa è partita tale ispirazione e come interpreti sia recepita dal pubblico la scelta della lingua siciliana….?

La Sicilia è ricca di Storia, di Paesaggi Naturali, Umani e Artistici: una vera miniera d’Oro per chi la vuole vivere e raccontare in musica e parole.
 La mia infanzia (anni ’70-‘80) l’ho passata a casa di mia nonna Carmela che era un’amante del Folk Siciliano Tradizionale: passavamo ore e ore ad ascoltare insieme ad altissimo volume la nostra Radio locale (di Agrigento), “Radio Concordia”, specializzata proprio nel genere Folk Agrigentino.È stato questo certamente a darmi l’imprinting Folk, dentro il quale ho inserito, certamente in modo naturale, le influenze degli ascolti fatti successivamente: Cantautori Italiani degli anni ’70-’80 e, naturalmente, il Pop e il Rock degli anni della mia formazione.
La scelta della Lingua Siciliana è il modo per sentirmi ancora parte della mia terra: è vitale per me sentirmi ed essere ancora, e per sempre, siciliano!
Spesso qualcuno mi consiglia di scrivere anche in italiano, ma non è un’esigenza che sento in questo momento (in realtà un brano, Brividi Giurgintani, è scritto in italiano ma ho comunque scritto il ritornello in siciliano).

Proprio quest’anno abbiamo visto quanto in un palco come quello di Sanremo la lingua tradizionale. Il dialetto…sia un manifesto importante per l’espressività musicale, ma anche per tutta una serie di rimandi culturali, che intersecano le vite stesse di chi ascolta… ritieni che forse siamo arrivati in un periodo talmente incerto e confuso per le persone, da far diventare indispensabile riconoscersi in un Qualcosa…in questo caso in un dialetto…?

Certamente! Il Sanremo 2024 ha visto trionfare il brano a tinte Folk di Angelina Mango e il brano in Lingua Napoletana di Geolier.
 Quindi Folk e Lingue Locali: scherzando con i miei amici ho detto che i miei Santi Protettori mi hanno voluto aprire la strada! Effettivamente, c’è molta voglia di riscoprire le Radici, le Tradizioni Popolari, le Storie Locali, le Terre.

 

 


”Sicilia Vacanti” è il tuo album di debutto, nonostante questo dimostri una preparazione e una sicurezza tale, da sembrare un veterano del settore.. si tratta ovviamente di una propensione alla musica, che da sempre coltivi, ma credo anche di una passione che ti spinge a scrivere e cantare per comunicare un messaggio e per dare forma e colore alla storia del nostro paese…

Veterano, certamente, per età anagrafica e anche per gli ascolti che mi hanno accompagnato sin da bambino in questo mondo meraviglioso che è la Musica. Ho praticamente vissuto “in diretta” la musica prodotta sin dagli anni ’70 (periodo d’Oro, anzi, di Platino!) passando poi per tutti i periodi successivi. Inoltre ho voluto recuperare i “decenni perduti”, gli anni ’50 e ’60 che rappresentano il Papà e la Mamma della Musica che si produce e si ascolta ancora oggi. E poi, lo studio della batteria e del pianoforte mi hanno certamente fornito gli strumenti necessari per scrivere le mie canzoni. E, naturalmente, lo studio continuo, direi maniacale, della Storia Siciliana e delle Sue meravigliose Leggende che si sono narrate per millenni nelle diverse lingue dei Popoli che hanno vissuto in Sicilia. Diverse lingue e anche diversi stili musicali, musica araba e spagnola soprattutto, con nuances nordeuropee che poi si sono fuse in questo meraviglioso genere che mi dà l’emozione più piena e più totale.

 Ho parlato prima di storia appositamente volendo comunque mettere in rilievo quanto i testi dei brani non siano soltanto lo specchio di una cultura e della sua lingua- ovvero quella siciliana- ma anche di come essi siano uno spaccato storico del nostro paese dove si susseguono racconti di coraggio, di lotte per l’indipendenza, non soltanto quindi una disamina sociale, ma quasi un libro aperto che descrive in musica il nostro passato….

Raccontare la Sicilia mi permette di affrontare i diversi temi che da sempre accompagnano la Storia Umana. Si parte da storie nate nella realtà siciliana, che è quella che io racconto, per poi, naturalmente, avere un respiro più universale.
Nel brano “Danza Saracina”, ad esempio, immagino una jam session tra musicisti Arabi e musicisti Normanni, a Palermo, alla Corte dell’Imperatore Federico II. Due Popoli lontani per cultura e per credo religioso che si trovano fratelli nella Musica “quannu attacca ‘a musica ci avemu lu stessu Patri” (quando parte la musica, abbiamo lo stesso Padre). Un messaggio di fratellanza tra esseri umani, quindi, che parte dalla Sicilia per poi volare alto a ogni latitudine.


Prima di chiudere ti chiedo se ci sono già dei live in programma per la prossima stagione e se hai già qualche altro brano in cantiere o comunque nuovi progetti che ti va di anticipare…

Scrivo moltissimo, ho molti brani in cantiere e molti già realizzati. Questo è ciò che al momento mi prende di più. Rendere disponibile la mia Musica all’ascolto di chi la può apprezzare è il passo che sto per compiere adesso. Naturalmente anche il live farà parte di questo progetto. Sono appena partito e qualcosa mi dice che non mi vorrò più fermare!




Sonia Bellin