lunedì 6 maggio 2024

NICOLA BONI FEATURING E.L.F.O. PRESENTA “SIRENE

 



 

La forza della resilienza incontra la disillusione dei nostri ideali, smascherando paure e dubbi, ma senza estinguere il pensiero, “Sirene” è un brano sul potere della resilienza, sulla ricerca incessante di autenticità in un mondo devastato dalla finzione e dall’ipocrisia. Un invito a riflettere sulla condizione umana, meditando sul   concetto stesso e sul significato di “essere umano”.

 

Uscito qualche settimana fa e pubblicato in tutti i digital stores, “Sirene” è il nuovo singolo di Nicola Boni che, per l’occasione si è avvalso della collaborazione di E.L.F.O. noto rapper della scena indipendente italiana e ben presente nella scenario musicale attuale con svariati singoli e che qui, ha saputo apportare quel tocco in più per rendere il pezzo davvero originale.

 Un contrasto di voci che coinvolgono l’intera trama del brano, scavando nell’inconscio, il quale diventa una sorta di libro aperto da qui leggere pagine infinite della nostra vita: le nostre fragilità, il senso di smarrimento, di dispersione che quest’epoca infligge in noi, questo tempo così distorto e questa vita così precaria, in una società che sembra non ascoltare la più forte delle voci… Ecco le Sirene, con il loro suono ridondante….Allarmi che suonano per le strade e per le piazze avvertendo di un pericolo imminente, Sirene che ricordano anche un tempo in cui era necessario mettersi al riparo e quindi…quell’irrefrenabile convinzione che occorra urlare per farsi sentire, senza possibilità di poter avere voce in capitolo quando abbassiamo i toni, perché il clamore di ciò che è fuori, contrasta con ciò che è dentro…e Dentro di noi.. .come la voce di Nicola (possente e verace) contrasta con quella di E.l.f.o (calda e vivace). Ed ecco che quest’antitesi vocale rappresenta perfettamente questa sensazione di confusione, di delirio sociale che investe le persone, le loro emozioni, il loro stato d’animo. La sensazione di non essere ascoltati, di lasciare che le nostre bocche vengano chiuse per non creare contrasti, ne crea uno di ancora più grande e imminente: quello tra il nostro pensiero e la vita che viviamo, tra i nostri ideali e la realtà quotidiana.

E mentre le nostre aspettative cadono al margine di un sistema trafitto dal un incontrastabile clamore assordante, l’unica cosa a cui sembra senso dare valore, è il suono del silenzio (“Quante volte ho già apprezzato il suono del silenzio, La mia vita vuole il cambio pure da qua dentro, non esiste un altro giorno che non resto spento, mi hanno tolto proprio tutto fino dall’infanzia, lacrime di sangue il cielo chiuso in una stanza…”). Un grido disperato ma senza voce, ora palcata, ora spenta, i suoni delle Sirene…prima assordanti, diventano  ora più lievi, più dolci…Suoni che inebriano il nostro pensiero, volendolo distogliere dalla realtà...

Le Sirene nel brano acquisiscono quindi diversi significati, tra cui uno anche mitologico, dove la perdizione generata dal loro canto, è accostabile a quella di una società che, mentre divora la nostra anima rendendola arida, spera di lasciarci un ricordo dolce di questo furto alla nostra identità, rendendo subdola la sensazione di non essere più noi stessi e di essere vittime di un in-canto. Perché la meraviglia stessa generata da quello che i nostri occhi vedono o da quello che le nostre orecchie sentono, assume un’apparenza molto diversa dalla sua vera essenza e perché la voce è ciò che emerge in primo piano quando si vuole emergere e quindi ecco che il  canto, quel canto ammagliatore, diventa un in – canto, riprendendo il senso mitologico del termine.

 

Ma ecco che ora per far emergere il contrasto, è la nostra voce a dover alzarsi per distinguersi, quasi a simulare la nostra resa…ma  non è così perché la fiducia tradita, verso un mondo che sembra travolgere ogni nostro respiro, non cancella la speranza, che rimane lì, più luminosa che mai…Rimane nell’essere umano quella  forza di rialzarsi, di riprendere fiato dopo una corsa devastante, di ripartire verso una nuova strada, rimane la forza di vivere e di voler farsi sentire nonostante il rumore delle “Sirene”…

 

Sonia Bellin

 

 


“QUARTU SAVONA QUINNICI” E’ IL BRANO CHE ALESSANDRO D’ANDREA CALANDRA DEDICA ALLA MEMORIA DELLA STRAGE DI CAPACI

 



 



 


Ha da poco pubblicato il suo primo album, intitolato “Sicilia Vacanti”, un disco con il quale Alessandro D’Andrea Calandra celebra la sua terra d’origine, la sua amata Sicilia, la cui lingua permane ogni singolo estratto di un progetto che mantiene un contatto emozionale con la tradizione e con un paese, la cui bellezza irrora ogni aspetto della cultura nazionale, apportando colori e suoni unici.


 E tra questi colori, tra questi spazi emozionali, ecco sonorità etniche che, passando per il folk, affondando le radici di un territorio che è la nostra patria, una patria fatta di lotte e di sconfitte, di disfatte, ma anche di rivincita, di resilienza e di rinascita… Un paese che non ha mai dimenticato il suo passato e che lo ricordato in ogni momento, riportando le voci di chi ne ha fatto a storia e di chi anche senza gloria, ha saputo far sorridere il cuore di chi ha sofferto.


 Un ricordo che non si estingue e che resta vivo quello di “Sicilia Vacanti” e che ora, si ripresenta in questo nuovo lavoro del cantautore siciliano da tempo trasferitosi in Veneto, che, a fronte a che del successo ottenuto sul web ma anche nelle radio, pubblica il suo nuovo singolo dal titolo QUARTU SAVONA QUINNICI”, brano che l’artista dedica alla memoria della strage di Capaci e che, non a caso, esce proprio nel mese di Maggio.


Un mese infatti, quello di Maggio amato da tutti grazie ai colori che la primavera regala in questo periodo di lunghe giornate di sole, dove la Natura trabocca di ogni meraviglia e dove proprio nella terra natia di Alessandro, possiamo ammirare uno dei più bei paesaggi e delle più belle spiagge del mondo. Ma, purtroppo tutta questa bellezza nasconde una realtà difficile da affrontare; difficile soprattutto se si pensa a quel Maggio indelebilmente macchiato dal sangue delle persone migliori: Padri, Mariti e Figli, per il disegno infame e criminale di esseri, casualmente umani, siciliani e non siciliani, privi di talento ed empatia. Coloro che vivono, hanno messo in atto, nel maggio del 1992, a Capaci, vicino Palermo, un vero atto di guerra contro l'intera Comunità Italiana, un atto criminale contro l'Umanità tutta.


Un messaggio forte, con parole che invitano a riflettere su una memoria da non dimenticare per guardare avanti senza tornare indietro e passare oltre questa tragedia, senza che essa si ripresenti in altre forme, perché la musica ha anche il compito di tenere viva la Memoria, di onorare i figli migliori di questa terra benedetta e maledetta al tempo stesso.


"Quarto Savona Quindici" è il nome in codice dell'auto blindata che per prima saltò in aria in quel terribile 23 maggio e la canzone, è un tributo al dono estremo dei Giudici Giovanni Falcone e Francesca Laura Morvillo e degli uomini della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.


Finché ci sarà Memoria, avremo la Speranza.


 


 


Sonia Bellin


 


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Link del brano:


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mercoledì 1 maggio 2024

E’ USCITO “SE POTESSI DECIDERE” IL NUOVO SINGOLO DEGLI EQUARANTACINQUE

 


 

“L’amore è un’onda del mare: cresce di colpo e scompare” è questo un estratto del nuovo singolo degli Equarantacinque, cinque ragazzi provenienti da Venezia e tanta voglia di suonare, di divertirsi e di sperimentare.

Filippo Baldan (bassista 21 anni), Matteo Mannocci (chitarrista, 21 anni), Marco Zara (batterista, 22 anni), Sebastiano Zorzi(cantante, 21 anni), Stefano Schraulech (chitarrista, 22 anni) sono i componenti di una band il cui nome, prende direttamente spunto dalla strada statale più lunga d’Europa: la “E45”. Per i ragazzi ha preso un significato simbolico e di spessore quando li ha portati a suonare insieme per la prima volta a Roma, nell’ottobre del 2022. Tornati dal viaggio hanno deciso di unirsi e iniziare questo percorso augurandosi e promettendosi di avere un viaggio lungo come la statale e romantico come la loro storia d’unione. Un’unione che deriva da una passione condivisa per la musica in cui ogni componente, ha apportato una diversa fonte di ispirazione, definendo così un’identità originale, dove i vari generi e influenze si mescolano tra di loro.

A gennaio del 2023 escono con il loro primo inedito “Brucio dentro”. Brano che parla dell’amore per la musica, una passione che ci fa ardere, ma che va gestita e controllata perché può portare a bruciare le tappe e non godersi il viaggio come merita. Gli Equarantacinque decidono di concentrarsi sulle esibizioni live, fondamentali per i ragazzi che le reputano come un momento collettivo di festa nel quale ognuno di noi trova la propria dimensione e, attraverso i propri sentimenti, vive un’esperienza unica e personale. Suonano principalmente nel territorio veneziano, allargandosi fino a Vicenza, calcando palchi importanti come “Al vapore” di Marghera. Da poco hanno iniziato un percorso stimolante con il produttore Antonio Frodella e la sua label “Free Recording Studio”. A novembre 2023 esce il loro secondo singolo “Amore liquido”. Brano che vuole spiegare la rapidità delle relazioni ai giorni d’oggi. Questo è il primo brano pubblicato sotto la label di Antonio Frodella.

Ed ora, proprio in queste settimane, eccoli lanciare il loro nuovo singolo intitolato “Se potessi decidere”, un brano dove le rime baciate si intersecano creando legami linguistici e semantici davvero unici, con uno sfondo musicale malinconico, nel quale risalta la voce graffiante del cantante.

“Se potessi decidere” è un pezzo fresco e moderno, in cui si evincono le sperimentazioni sonore di questi giovani ragazzi, ma dove allo steso tempo si respira aria tipicamente italiana, affondando le radici nel miglior cantautorato che ha fatto la storia della melodia del nostro paese, senza per questo esimersi dall’incontro con l’indie pop contemporaneo, da cui gli Equarantacinque attingono importanti spunti sia nelle liriche che nelle sonorità.

 

 

Sonia Bellin

 

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“TELL ME NOW”: IL ROCK D’AUTORE E LO STILE UNICO DI MAXIMUSP

 



 

Intervistato recentemente in occasione dell’uscita del suo ultimo singolo “Tell me now”, MaxumusP, al secolo Massimo Panziera ha ben delineato le intenzioni stilistiche alla base del suo concetto musicale, descrivendo ed illustrando un metodo dove spontaneità e immediatezza sono le protagoniste assolute e indiscusse del suo approccio, senza per questo rinunciare ad una rifinitura tecnica, la quale sappia proporre al mondo musicale attuale, un taglio unico ed originale.

 

“Tell me now” ne è l’esempio concreto: un brano dai chiari riferimenti rock, dove in alcuni momenti sono ravvisabili incursioni nell’elettronica, del resto ricordiamo il passato dell’artista e il genere suonato da Massimo con le band di cui faceva parte anni or sono, tra i quali la new wave, assieme al progressive rock, occupa un posto fondamentale.

Ma il contesto più alternativo del rock, molto di moda in questi ultimi tempi e riscoperto di recente anche dalle nuove leve del panorama musicale italiano, non è il solo a caratterizzare la fisionomia artistica di MaximusP, il quale mette in comunicazione canali musicali molto diversi fra loro, facendoli muovere verso orizzonti prima sconosciuti e che, attraverso i suoni ricercati presenti nella sua musica, diventano territori da scoprire ed esplorare.

Uno di questi è sicuramente  il cantautorato, stile che interessa da vicino l’artista, il quale, oltre ad essere un musicista, porta avanti parallelamente, un’altra grande passione che, come lui stesso ha rivelato durante l’intervista, è molto vicina alla composizione di melodie e di liriche, ovvero la scrittura di libri, in cui Massimo riversa molte delle sue sensazioni e constatazioni su ciò che lo circonda.

Ecco allora che quel rock elegante e di ispirazione internazionale, si allinea con questa indole d’autore che interseca svariate angolature letterarie, confluendo poi in uno stile inconfondibile, che rendono le canzoni di MaximusP dei pezzi unici.

 

 

Sonia Bellin

 

 

Link You tube:

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domenica 28 aprile 2024

KIDS OF THE DRAGON: IL DEBUTTO DISCOGRAFICO DEGLI START

 



 

 

Uscito il 29 settembre in tutti i digital stores e nelle radio, “Kids of the dragon” è il titolo del primo singolo degli Start, band ma più propriamente duo, composto da Andrea Vettore (voce) e Riccardo Fazion (tastiere), che hanno unito le loro passioni e la loro amicizia  per dare vita ad un progetto innovativo e intraprendente.

 

 

Gli stArt si propongono come una nuova frontiera nella musica rock, specializzati in un genere che attinge all’hard rock degli anni ‘80 e ‘90, con influenze che vanno dagli Europe a Bon Jovi, si contraddistinguono per un uso massiccio delle  tastiere e dei sintetizzatori, creando uno stile inconfondibile…

Uno stile dove la stasi di un pensiero colto sul nascere, porta a dare uno sguardo approfondito a ciò che li circonda, incontrando il movimento incessante e ineluttabile del rock e caricando di ritmo brani che perseguono tale dualismo stilistico, come anche nei testi, i quali conciliano la musicalità della lingua inglese, con le sfumature semantiche dell’italiano, apportando significati tangibili alle loro canzoni, in linea con un rock targato Italia.

Un genere, quello del rock,  che sta riprendendo piede in questi ultimi anni , specie nelle nuove generazioni che intravedono fiduciosamente nel rock, un modo di essere e di porsi nei confronti della società, oltre che di essere. Il farsi sentire nonostante il clamore di tanta e troppa offerta di musica, la cui essenza è spesso e volentieri messa in discussione, contro chi magari necessita di “non pensare” e di vivere la musica come un momento di leggerezza. E… tra esigenze e concezioni tra loro opposte, ecco gli  Start, il connubio perfetto tra la musica intesa come sano divertimento, e il bisogno di dare un messaggio, di comunicare un “qualcosa” al pubblico in ascolto. Ed ecco anche il motivo di questa loro scelta di miscelare la lingua inglese, con quella italiana, dando così la possibilità al loro rock di marcare le sonorità da cui il loro sound prende ispirazione, senza dimenticare la loro origine e caricando di significati concreti i loro testi, i quali diventano anche degli interessanti spunti di riflessione.

 

E’ il caso del loro primo singolo, il brano che Andrea e Riccardo stanno promuovendo  in queste settimane con ottimi risultati e la cui potenza del rock si arricchisce di una ferma e attenta riflessione sull’equilibrio sempre più precario tra creatore e creato in un’era dominata dall’intelligenza artificiale. La storia di un uomo che utilizza software avanzati per dar vita a un’immagine di un drago artificiale. Questo drago, però, soffre in silenzio, confuso sul suo ruolo e dal suo stesso esistere, mentre il suo creatore umano lotta per mantenere il proprio posto in un mondo in veloce cambiamento.

 

E’ questo quello che racconta “Kids of the Dragon”, un brano che si interroga sul senso e sulle conseguenze di una tematica molto discussa in questi tempi e che mette in evidenza questioni etiche e filosofiche anche urgenti. Ma più che una critica, la canzone degli StArt vuole essere un punto di partenza per riflettere sul ruolo dell’uomo e sulle sue possibilità: si tratta davvero di un beneficio quello che l’intelligenza artificiale può apportare… o le conseguenze e le questioni sollevate sono più dannose che altro…? A chi giova veramente questa innovazione tecnologica?

 Riprendendo anche uno dei film cardini sul  tema, ovvero Matrix, gli StArt in questo brano affrontano il paradosso esistenziale di un mondo in cui l’uomo e la macchina sono intricatamente intrecciati. “Creare o essere creati?” E’ questo il dilemma! Si potrebbe oggettivamente asserire; a che cosa porterà questo progresso tecnologico che crea contraddizioni inequivocabili riguardanti l’etica e la condotta umana che si interfaccia con la realtà…? E ancora… se Dio ha creato l’uomo, e ora l’uomo crea a sua volta un “qualcosa “, ne derivano molti interrogativi  riguardanti   l’essenza umana che vuole trasferire su di sé, modi e principi divini. Quale sarebbe dunque il ruolo dell’uomo…Il suo scopo esistenziale in un’epoca contrassegnata da questo tipi di ingerenze morali. Si tratta di domande senza risposta, che sollevano dubbi e discussioni perchè, nonostante il progresso proceda a perdifiato, quello che solleva rimane sospeso, come lo sono le incertezze delle persone, le quali non sanno più distinguere nettamente, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato…

E’ la questione etica e filosofica che “Kids Of The Dragon” pone, incanalando le ansie e le speranze di un’epoca in cui la distinzione tra creatore e creato è sempre più sfocata. Con il lancio ufficiale di “Kids Of The Dragon”, gli stArt non solo dimostrano la loro ecletticità e talento musicale, ma aprono anche un dialogo cruciale sulle sfide etiche e sociali che attendono l’umanità. Grazie ad ogni membro della band e all’apporto speciale di Jonathan Gasparini, questo singolo non è solo un tormentone da cantare, ma un invito a confrontarsi con le questioni più urgenti del nostro tempo, tutto attraverso il medium evocativo della musica.

 

Sonia Bellin

 


domenica 21 aprile 2024

PHUNK È L’ULTIMO SINGOLO DEGLI YNSANYA

 



Energia, senso del ritmo e un sound ribelle… Sono questi gli ingredienti principali che contraddistinguono gli Ynsanya,  quattro ragazzi calabresi, Matteo Ferraro (voce e chitarra), Manuel De Rose (chitarra), Aurelio Pellicanó (batteria) Mario Saccomanno (basso), e tanta voglia di suonare, di sperimentare portando il loro mondo nel panorama musicale italiano.

 

Un suono originale contraddistinto da un punk grezzo e acuto, il quale però si interseca con il rock, sfiorando in alcuni momenti addirittura l’hard rock. Un suono che sprigiona rabbia, indignazione ma soprattutto ribellione e desiderio di emergere. Gli Ynsanya del resto, sono una band dove l'obiettivo principale è fare arrivare la loro musica a più persone, e allora ecco un sound originale e inconfondibile, dove l’idea di proporre brani freschi e dal ritmo sostenuto, incontra il bisogno di comunicare un messaggio concreto. L’approccio musicale degli Ynsanya è spontaneo e dettato soltanto dalla volontà di esprimere se stessi: complicità, passione ed immedesimazione, senza rinunciare a delle sonorità moderne, al passo con i tempi e che facciano sussultare il pubblico sia alla radio che nei live.

Il progetto nasce da Matteo Ferraro (voce e chitarra) e dal suo sogno di coinvolgere un numero sempre maggiore di persone nel suo universo musicale, ecco allora nascere gli Ynsaya:  4 ragazzi  uniti dalla passione per la musica che, nell’estate del 2022 decidono di formare una band. Il loro percorso comincia con i live, dove muovono i primi passi e  iniziano a suonare partendo dai locali presenti sulla costa Tirrenica del cosentino.  Si esibiscono in poco tempo, in oltre cento concerti, partecipando inoltre  ad eventi di spicco come il “Festival Euromediterraneo” di Altomonte e al “settembre Rendese”. Pubblicano quindi il loro primissimo singolo, il  brano  “Amore criminale” autoprodotto e  vincono il festival Giovani Talenti  firmando, successivamente per la label PMS Studio. Con la nuova etichetta fondata dal produttore Raffaele Montanari i ragazzi hanno modo di divulgare ancora di più la loro musica, realizzando ben presto anche un nuovo singolo che incidono con la Pms e pubblicano nei maggiori digital stores.

Il brano in questione, uscito nelle scorse settimane, si intitola   provocatoriamente” Phunk” e parla di una tematica sociale molto sentita in questo periodo, ovvero di come la realtà, sia spesso confusa con la finzione a causa dei social network e di altri strumenti (come ad esempio photoshop), che impediscono una vera  veritiera condizione reale. Quando si ha a che fare con i social o con altri metodi attraverso i quali possiamo modificare la realtà “a nostro piacimento” infatti, diventa facile nascondersi e inventare un nuovo “io”, una sorta di alter ego di ciò che siamo, al quale affibbiamo le migliori caratteristiche, senza poi tener conto della reale corrispondenza alla realtà, che viene quindi persa di vista, per lasciare spazio ad una nuova realtà definita comunemente virtuale, ma che, com’ è logico che sia, è solo un mondo camuffato, per nulla assimilabile al nostro modo di essere. Ciò che ne consegue è un’interpretazione distorta sia di noi stessi, che di ciò che ci circonda e dove risulta difficile, se non impossibile, distinguere poi la verità dalla finzione, ovvero ciò che è reale e ciò che non lo è. Quello che vediamo diventa l’apparenza delle cose, le quali, se osservate da vicino, sembrano vuote in quanto la loro apparenza è la sola natura con cui abbiamo imparato a conoscerle, senza esserci calati nella loro essenza.

“Phunk” è un grido di protesta contro tale visione distorta e questo concetto è ben espresso dalle chitarre, appositamente distorte a più non posso nel pezzo per rappresentare uno sguardo mai diretto, ma sempre distante, perso e  confuso, uno sguardo mai profondo ma superficiale  come lo è la società che viviamo oggi.

 

Sonia Bellin

 

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sabato 20 aprile 2024

IN ARRIVO IN RADIO “SE POTESSI DECIDERE” IL NUOVO SINGOLO DEGLI EQUARANTACINQUE

 

 



 

Un quadro dipinto a mano, un sogno rarefatto, una porta sbattutta troppo forte ma che apre ad un mondo nuovo…sono queste le sensazioni che si provano ascoltando “Se potessi decidere”, il nuovissimo singolo degli E45. Cinque ragazzi provenienti da Venezia, i quali uniscono  le proprie passioni, influenze ed esperienze musicali e non, in un progetto.

Il nome prende spunto dalla strada statale più lunga d’Europa: la “E45”, appunto appellativo che rivela un significato simbolico per la band, acquisendo poi uno spessore sempre maggiore,  quando si ritrovano   a suonare insieme per la prima volta a Roma, nell’ottobre del 2022.

Tornati dal viaggio, decidono  di unirsi e iniziare questo percorso augurandosi e promettendosi di avere un viaggio lungo come la statale e romantico come la loro storia d’unione.

 Composta da Filippo Baldan (bassista 21 anni), Matteo Mannocci (chitarrista, 21 anni), Marco Zara (batterista, 22 anni), Sebastiano Zorzi(cantante, 21 anni), Stefano Schraulech (chitarrista, 22 anni) , la band dedica i suoi primi mesi di vita per conoscersi e capire chi sono, capire le diverse esigenze espressive per dare vita poi, in breve tempo,  ad un  repertorio musicale che potesse vestire a pennello il gruppo. Ed ecco finalmente i primi risultati, ovvero la pubblicazione, a gennaio del 2023 del  loro primo inedito “Brucio dentro”.

Un esordio davvero interessante per dei giovani ragazzi come loro, dal momento che il brano parla proprio di questa passione che li ha uniti fin da subito, portandoli poi ad essere lì e ad incidere una canzone.

“Brucio dentro” parla infatti dell’amore per la musica, passione per certi versi anche” pericolosa” che va gestita e controllata perché può portare a bruciare le tappe e non godersi il viaggio come merita. Ben presto gli Equarantacinque decidono di concentrarsi sulle esibizioni live, fondamentali per i ragazzi che le reputano come un momento collettivo di festa nel quale ognuno trova la propria dimensione e, attraverso i propri sentimenti, vive un’esperienza unica e personale. Suonano principalmente nel territorio veneziano, allargandosi fino a Vicenza, calcando palchi importanti come “Al vapore” di Marghera. Di recente la band ha iniziato anche un percorso  con il produttore Antonio Frodella e la sua label “Free Recording Studio”, grazie alla quale hanno rilasciato il loro secondo singolo “Amore liquido”, un pezzo che intende  spiegare, nel contesto sociale che viviamo oggi,  la rapidità e la conseguente superficialità delle relazioni.

Ed ecco poi il nuovo inedito, ovvero il pezzo intitolato “Se potessi decidere”, nato  nel novembre del 2023. Un brano scritto da Sebastiano, la voce degli Equarantacinue, il quale scrive proprio di getto le prime parole e, che poco dopo, accompagnato da una chitarra , concepisce la prima linea melodica. La canzone viene proposta al produttore Antonio in una sera di inverno, durante le prove e il resto è tutto racchiuso qui…In questa righe che raccontano la splendida storia di questi ragazzi, della loro energia e dei traguardi fin qui raggiunti che hanno portato alla messa in onda in radio del loro nuovo singolo….

 

Sonia Bellin

 

 

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venerdì 19 aprile 2024

INTERVISTA A MAXIMUSP

 

 




 

 

 

 

 

 

E dopo la clamorosa uscita del nuovo singolo “Tell me now” ecco qui con noi Massimo Panziera, alias MaximusP, cantante, interprete, musicista che è qui per raccontarci la storia dietro il brano e dietro il suo stile musicale…

 

Benvenuto innanzitutto caro Massimo,

 

Cominciamo dall’inizio, ovvero dai tuoi esordi e dalla volontà di cimentarti, dopo l’esperienza in varie cover band, ella scrittura e nella composizione di brani inediti.. da che cosa deriva tale esigenza comunicativa…? Hai avuto dei modelli presso cui ti sei identificato e che ti hanno ispirato…?

L' esigenza di scrivere mi è  sorta sin dalla fine dell'adolescenza, e l'ho sentita come una qualche soluzione alle domande che ponevo a me stesso e sul senso del mio vivere. Inizialmente, forse spinto anche da studi umanistici, mi sono espresso con la poesia e quindi con la musica, cui abbinavo i miei primi testi.

Certamente, specie agli inizi, ero influenzato dalla musica che ascoltavo,  che comunque era piuttosto varia, anche se principalmente attinente al mondo del rock ed in misura minore dei cantautori.

 

 

 Tra i generi che hai suonato in passato nelle band di cui facevi parte, c’è fra i tanti soprattutto il progressive rock e la new wave, quanto questi due stili musicali interessano il tuo personale modo di fare musica e quanto di essi c’è nel tuo nuovo singolo…?

Qualche rimando ai generi citati si può trovare nell'arrangiamento del pezzo, ma direi che il tutto nasce da una personale rielaborazione, che non trova riscontri nel panorama attuale.

 

 

 Parliamo appunto di “Tell me now”, il singolo pubblicato in radio e nei digital store proprio in questi giorni… un pezzo intriso di contrasti tesi a comunicare l’importanza del dialogo...Che cosa ne ha ispirato la scrittura…?

 

L' ispirazione è nata da una mia esperienza di vita, trascorsa insieme ad una persona per diversi anni. Il rapporto si era incrinato per vari motivi ed in primis l'incomprensione delle diverse esigenze  e quindi dopo la rottura, piuttosto faticosa, è nata la mia riflessione sul vissuto e su quello che mi aveva lasciato. 

In particolare soffrivo di un misto di sentimenti, tra cui rabbia, frustrazione, sensi di colpa e nostalgia che mi dato lo spunto per il brano. 

La decisione del distacco non era revocabile, ma comunque era rimasto il ricordo di momenti legati a percezioni sensoriali, che sono riportati nelle prime strofe della composizione.

 

 

4) Il brano ha sicuramente un taglio rock, tuttavia sono tante le realtà musicali che si ritrovano e si intersecano nel pezzo…come definiresti il suo stile musicale e quello che hai riportato nel singolo…?

Difficile dare una definizione del brano sotto il profilo di genere. Forse si potrebbe parlare di un rock cantautorale con arrangiamento complesso, perché abbiamo un'introduzione,  strofa, ponte, ritornello, inciso e coda che articolano la canzone.

Non mi risulta che di questi tempi si senta molto di simile.

 

 

Dopo il terzo album pubblicato, “Per qualcosa in più”, che vede l’inizio della collaborazione con la nuova etichetta discografica Areasonica Records, hai rilasciato questo singolo… nei prossimi mesi sono previsti altri brani che faranno parte di un nuovo progetto…?

 

A "Tell me now" ha già fatto seguito un brano in italiano, ossia, "Tutte le cose che fai", ma ho già pronti diversi altri pezzi, che andranno a comporre un c.d. , che spero uscirà al più presto.

 

 

 

Oltre a scrivere e comporre musica, sei anche uno scrittore di testi letterari , ricordiamo infatti le due pubblicazioni “Intervalli e ombre” ( ediz. Libro Italiano 2003 ) e “I dialoghi” ( ediz. Cleup 2012),  come coniughi questi due mondi , musica e scrittura, diversi ma molto vicini e quali esigenze muovono a volte in una direzione, a volte nell’altra…?

 

Non esiste grande differenza per me nello scrivere liriche, dallo scrivere testi per brani musicali, perché sono momenti espressivi che nascono da emozioni molto simili e d’altronde musica e poesia, nella storia sono intimamente connesse ( ricordiamo che già gli antichi cantori accompagnavano la recitazione dei propri poemi con strumenti a corda, così come in seguito i trovatori d’Aquitania dell’anno 1000, fino a giungere ai cantautori francesi degli anni ‘60 ed a quelli italiani dei ‘70 ). 

 

 

Prima di chiudere ricordiamo magari qualche appuntamento live o qualche nuova iniziativa che ti riguarda dove gli ascoltatori possono approfondire il tuo universo musicale e non solo….

 

Recentemente ho effettuato un paio di uscite live "unplugged",  nella zona del basso veronese, accompagnato dal mio fido chitarrista David Cremoni.

Tra non molto dovrei essere a Padova e quindi a Verona, ma terrò informati i fan in tal senso, tramite avvisi via social.

 



 


mercoledì 17 aprile 2024

SICILIA VACANTI: NEL SUO ALBUM DI DEBUTTO ALESSANDRO D’ANDREA CALANDRA RACCONTA LA CONDIZIONE DEL SICILIANO CHE VIVE AL NORD

 



E’ questo il tema centrale del primissimo album di Alessandro Calandra D’Andrea, cantautore siciliano e che , per motivi di lavoro, si è trasferito in Veneto ormai più di vent’anni fa. Radicato ormai nella provincia di Verona, il nostro Alessandro però, che ha imparato a suonare e scrivere da autodidatta, non ha dimenticato la sua terra d’origine a cui ha voluto dedicare un intero disco: dieci tracce che raccontano la Sicilia nel dialetto regionale. “La Sicilia manca da morire e forse è per questo che le mie canzoni appartengono al Folk Siciliano e le scrivo sempre nella Lingua Siciliana”, spiega l’artista in una recente intervista dove si è raccontato e dove ha illustrato il dietro le quinte di “Sicilai Vacanti”. Un album questo, che sembra scritto da un cantautore la cui confidenza nei confronti della musica è inequivocabile, eppure questo è soltanto l’esordio di Alesaandro D’Andrea Calandra che ricorda così i sui primi approcci alla musica: “La mia infanzia (anni ’70-‘80) l’ho passata a casa di mia nonna Carmela che era un’amante del Folk Siciliano Tradizionale: passavamo ore e ore ad ascoltare insieme ad altissimo volume la nostra Radio locale (di Agrigento), “Radio Concordia”, specializzata proprio nel genere Folk Agrigentino. È stato questo certamente a darmi l’imprinting Folk, dentro il quale ho inserito, certamente in modo naturale, le influenze degli ascolti fatti successivamente: Cantautori Italiani degli anni ’70-’80 e, naturalmente, il Pop e il Rock degli anni della mia formazione.”

Ma gli aneddoti riguardanti la formazione di Andrea e la sua passione per la musica che lo hanno portato a raccontare la storia del suo paese di origine con la musica e la lingua tradizionale non si fermano qui e, proseguendo con l’intervista, si intuisce quanto l’approfondimento del passato e dei retaggi culturali oltreché musicali, sia parte integrante di un progetto ad ampio spettro, che accoglie anche stili e tradizioni millenarie europee: Ho praticamente vissuto “in diretta” la musica prodotta sin dagli anni ’70 (periodo d’Oro, anzi, di Platino!) passando poi per tutti i periodi successivi. Inoltre ho voluto recuperare i “decenni perduti”, gli anni ’50 e ’60 che rappresentano il Papà e la Mamma della Musica che si produce e si ascolta ancora oggi. E poi, lo studio della batteria e del pianoforte mi hanno certamente fornito gli strumenti necessari per scrivere le mie canzoni. E, naturalmente, lo studio continuo, direi maniacale, della Storia Siciliana e delle Sue meravigliose Leggende che si sono narrate per millenni nelle diverse lingue dei Popoli che hanno vissuto in Sicilia. Diverse lingue e anche diversi stili musicali, musica araba e spagnola soprattutto, con nuances nordeuropee che poi si sono fuse in questo meraviglioso genere che mi dà l’emozione più piena e più totale.

Un mondo trasversale quello narrato da un artista che non conosce eguali nell’attuale panorama discografico italiano e che per questo, si contraddistingue per originalità ed iniziativa. Una storia che parte dalla terra natia di Andrea, ma che abbraccia poi l’intero paese per poi espandersi fino ai confini del mondo incontrando culture, lingue e tradizioni diverse. “Si parte da storie nate nella realtà siciliana, che è quella che io racconto, per poi, naturalmente, avere un respiro più universale.Nel brano “Danza Saracina”, ad esempio, immagino una jam session tra musicisti Arabi e musicisti Normanni, a Palermo, alla Corte dell’Imperatore Federico II. Due Popoli lontani per cultura e per credo religioso che si trovano fratelli nella Musica “quannu attacca ‘a musica ci avemu lu stessu Patri” (quando parte la musica, abbiamo lo stesso Padre). Un messaggio di fratellanza tra esseri umani, quindi, che parte dalla Sicilia per poi volare alto a ogni latitudine.”

 

Sonia Bellin

 

 


NUOVO RADIODATE PER MAURIZIO LUCIANO

 



 

Ed ecco finalmente, dopo una meritata attesa, il nuovissimo singolo di Maurizio Luciano appena pubblicato in radio proprio in questi giorni, dal curioso e particolare titolo di "Don Chisciotte".

 

Sono tanti  ormai i brani rilasciati dal cantautore partenopeo che da diversi anni è presente nel panorama musicale italiano come sono  tante  le occasioni che hanno valso all’artista di essere protagonista attivo nella rotazione radiofonica, nei programmi e soprattutto nelle classifiche radio, dove i suoi singoli hanno tenuto testa tra i brani indipendenti più ascoltati… il tutto mantenendo sempre una proprio originalità che ha contraddistinto il suo stile e il suo approccio alla scrittura e alla composizione.

 

Con all’attivo un unico album, Degli angeli e dell'amore" uscito nel 2016,  Maurizio Luciano ha impreziosito la sua carriera artistica con un disco che è un compendio sull’amore e sull’essenzialità che tale sentimento trasmette e suscita nell’emotività dell’essere umano. In un costante confronto con un sé interiore, proiettato sulle proprie sensazioni e su ciò che al contempo lo circonda, i testi di Maurizio Luciano presentano ogni volta dei validi spunti per la riflessione sulla condotta dell’essere umano e delle sue emozioni. E’ questo un aspetto che si ritrova in una nuova luce e sotto una nuova veste, anche nel singolo appena pubblicato in radio dal cantautore, che in questi giorni sta promuovendo nei vari canali web e non solo. Il brano in questione si intitola “don Chisciotte” e si tratta di una sorta di analisi sul momento storico che stiamo vivendo e sull’inutilità delle guerre e dei soprusi perpetuati dagli esseri umani.

L’autore, prendendo in prestito il personaggio di Cervantes, definisce “don Chisciotte” tutti quei leader politici che utilizzano pretesti e narrazioni, mistificando la realtà al fine di attaccare una nazione o levare la libertà ad un popolo e quindi, intravedendo immaginari pericoli, i “mulini a vento”, proprio come succedeva a Don Chisciotte.

Arrangiato da Nuccio Tortora, “don Chisciotte” è un brano orecchiabile, caratterizzato da  una linea melodica composta ed elegante che ha come riferimento principale la melodia italiana e il cantautorato. Un brano dal testo profondo e dove il suono, assieme alla voce, amplificano il valore del suo significato, rivelando l’importanza di una riflessione attenta e accurata sull’attualità che ci coinvolge in primo piano. Un immergersi nel centro nevralgico della nostra società che soppianta il buon senso, la filantropia, la libertà stessa che diventa motivo di guerra e di discordia. Maurizio Luciano in questa canzone si sofferma sulla contraddittorietà dell’agire umano, confrontando la storia con l’attualità, senza trovare un margine di miglioramento, il quale appare ancora troppo lontano o forse irraggiungibile…

 

 

Sonia Bellin

 

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