Goliardia, sarcasmo e tanta, tanta ironia…Sono questi gli ingredienti che compongono i The Gonadies, duo formato da Fabrizio Schepis, 48 anni chitarrista e cantante di Torino ed Enrico Destro, 42 anni, DJ anche lui di Torino, entrambi padri di famiglia e_- come amano puntualizzare in modo nettamente autocelebrativo- con figli a carico , i quali hanno deciso di unire la loro passione per la musica dedicandoci il tempo libero a loro disposizione e arrivando a comporre brani originali, carichi di spirito autoironico e di sano divertimento da elargire agli ascoltatori e a quanti di essi vogliano in qualche modo partecipare al loro banchetto fatto di suon variopinti, carichi di energia, con testi provocatori a partire dal nome stesso della band.
Un nome nato
quasi per gioco e che apporta fin da subito, come biglietto da visita
essenziale, quel senso ambivalente che è la fonte primaria del sarcasmo, in un
gioco a ruoli tra artista e spettatore, pronto ad irrorare di spunti ogni acuta
ispirazione.
Il nome nasce “malamente”-
raccontano con un sorriso i due ragazzi- per via di un commento volgare fatto nei
riguardi di una foto alquanto particolare, divenuta poi simbolo chiave del
gruppo, nonchè del loro intento autoironico: due teste pelate vicine che sembrano appunto due gonadi;
l’esempio lampante di come alla volte, la fame di essere al centro
dell’attenzione e di voler sempre e comunque dare un giudizio sulle cose,
trovando ogni volta un corrispettivo fattivo, non sia soltanto un pretesto per attaccar
briga, ma anche motivo di svago e, anzi, liet motiv per creare un qualcosa e
dare spazio all’immaginazione. A proposito di questa, scopriamo quanto il duo
abbia saputo esorcizzare il proprio passato, trasponendolo in musica e ottenendo
da essa l’espressività necessaria a sfogare i loro istinti creativi, lanciando
un messaggio ben preciso al pubblico ma, prima di tutto a se stessi.
“Aurora”, il
brano che a breve vedrà la luce nelle radio nonché in tutti i digital stores e
nelle principali piattaforme digitali, è un esempio concreto di questa loro
indole “creativa”, atta a dare un’impronta ben precisa ai testi ma anche alle
musiche, ai suoni che si impadroniscono di schemi surreali, in grado di
suggerire una via di fuga dalla realtà, verso le porte immaginifiche di mondi
paralleli, dove il linguaggio stesso è fautore di una realtà diversa.
Un linguaggio
che si crea in modo autonomo a partire dalle parole utilizzate e scelte e dai
loro diversi accostamenti. “L’aurora” intesa come nascita e quindi come
inizio…L’inizio di una storia d’amore, di un sentimento nuovo capace di
smuovere i mari (the sea) e di calarsi dentro gli sguardi più intensi, per
rovesciare un punto di vista o per leggere da una diversa prospettiva quella
stessa parola.
Sonia Bellin
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