“LE TUE SANTE OFFESE”: DANILO DI FLORIO ALLA RISCOSSA
CON LA QUOTIDIANITA’
Il ritmo trascinante
di un pop tutto da canticchiare “Prima di andare via…ripenserò bene se
davvero è colpa mia”
Tra i tanti linguaggi,
dialettiche e strategie comunicative utilizzate a seconda dei contesti, quello
che dovrebbe essere la più spontanea, ovvero quella tra due patner, diventa
sicuramente la più complessa, tanto che Danilo la descrive come un film muto
con sottotitoli da decodificare. E’ così ricca di sfumature, così densa di
rimandi, di grovigli emotivi, che davvero, le parole diventano dei veri e
propri codici enigmistici da decifrare. Questo perché non sono messi in gioco
soltanto le parole pronunciante, anzi , forse queste sono proprio quelle ad
aver meno peso, ma vi è tutto un insieme di gesti, di sguardi, che entrano a
far parte di questo lungometraggio comunicativo. Per non parlare dell’umore,
che nella chiave interpretativa del nostro linguaggio, ha un ruolo
preponderante “Una botta di vita i nostri sbalzi d’umore c’è una nuova partita dentro
questo ascensore”. Ecco che un luogo come l’ascensore, un contesto in
cui si è a tu per tu con chi ci è vicino ma che nella sua ristrettezza è aperto
a chiunque, diventa lo spazio per una partita, per una nuova scommessa di come
i due si presenteranno nel momento in cui si apriranno le porte . ma veniamo all’incipit del brano in cui curiosamente,
Danilo fa appello ad un silenzio che vorrebbe fermare prima che “diventi
il meno gradito degli ospiti trasparenti….”, siamo soliti ritenere il
silenzio una componente neutrale del linguaggio, tuttavia, se ci pensiamo bene,
il silenzio è in grado di parlare quanto pagine e pagine di libri. La giustapposizione
stessa del silenzio con l’aggettivo “meno gradito” ci fa intuire che anche Danilo
sia di quest’ idea e che tra varie figure incomprensibili, tra miriadi di frasi
che si sovrappongono una sull’altra, quella battuta di silenzio può essere un
valido aiuto nel decifrare i nostri codici linguistici . E il verso successivo
ci dà una risposta di quanto la noia sia in fondo la diretta conseguenza di
questo silenzio circondato da presenze anonime, perché non sia tratta della mancanza
di qualcosa ma dell’inconsistenza. Da “ospiti trasparenti” Di Florio
prende in esame un assurdo “vuoto nel cuore”, pur rimanendo nel
vago, l’indeterminatezza ha ora acquisito una fisionomia, nel dubbio, siamo
comunque certi che esiste un vuoto da riempire….
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