Dopo averlo incontrato per una lunga e piacevole chiacchierata,
ecco di nuovo con noi Diego Polli, cantautore italiano dall’anima rock, il
quale sta ottenendo un successo davvero inaspettato con il brano intitolato
LIBERI, un pezzo che sta spopolando in radio in queste settimane…motivo in più
per parlare anche del disco di cui il singolo anticipa l’uscita….
LIBERI, come anche gli altri brani che compongono il tuo disco,
è scritto in lingua italiana,
una scelta che potremmo dire, esula da quello che potrebbe
aspettarsi chi segue un
genere rock come il vostro….
L’intento era proprio quello…. Se avessi composto i
brani in lingua inglese non
sarebbero stati ...diciamo, cosi originali… quanto
in italiano. Alla fine non ho
inventato nulla di nuovo ho solo composto le
canzoni ricercando una sonorità hard-
rock presente in tantissime band americane come
Creed, Nickelback, Theory of a
Deadman, etc, scrivendo però i testi e cantando in
italiano.
Nel panorama musicale nostrano l’Hard Rock o il
Metal in generale viene definito un
genere per pochi, un genere di nicchia, in quanto
molto lontano dalla musica
commerciale tanto amata dagli italiani e dalle
radio nazionali.
Gettando uno sguardo invece più generale sull’ album e sugli
altri pezzi, dobbiamo
aspettarci generi molto diversi tra di loro, riguardo invece
i testi, quali sono le tematiche
approfondite nelle diverse tracce…?
I
testi hanno come per le sonorità un unico filo conduttore. Tutti gli 8 brani
raccontano
il mio passato e, nello specifico, fanno riferimento al periodo più buio
della
mia vita. Periodo nel quale ho perso l’amore, ho provato una profonda
tristezza,
ho avuto paura, vivevo ogni giorno soffocato dal rimorso e dal rimpianto,
ed
in ognuna delle canzoni c’è un chiaro riferimento a questa mia particolare
esperienza
personale.
Parlando della lavorazione del disco e di come sia David
Altieri che Rino Cavalli
abbiano reso possibile la realizzazione di tutto ciò….come è
nato tutta l’idea e che cosa ha
reso possibile poi la sua concretizzazione…?
L’idea
è partita proprio da me durante il Lockdown, in soffitta, utilizzata come sala
prove
e Home-recording studio.
Inizialmente
ho fatto tutto da solo: ho scritto i testi li ho cantati , ho creato i riffs di
chitarra,
costruito le melodie, suonato il basso, le tastiere, programmato la batteria
etc..
di ogni brano (tre dei quali tra l’altro li avevo composti e poi messi nel
cassetto
circa
11 anni fa).
Non
essendo mai stato un forte chitarrista solista, ed in generale, non essendo un
vero
e proprio poli-strumentista formato e completo, sentivo che nelle canzoni
mancava
qualcosa, non suonavano bene come avrei voluto proprio a causa dei mei
limiti
di musicista.
Ho
quindi pensato in primis di coinvolgere David, visto il suo incredibile
talento.
David
lo conoscevo già dato che, proprio prima del Lockdown, suonavamo assieme
in
una pop-rock Coverband, e con la quarantena in atto gli ho chiesto se aveva
tempo
di ascoltare le mie demo ed eventualmente darmi una mano a sistemare le
canzoni.
A
David sono immediatamente piaciute ed ha cominciato a non solo a sistemarle, ma
ad
ri-arrangiarle una dopo l’altra, e senza mai vederci fisicamente ci siamo messi
a
lavorare
a distanza i brani.
In
pratica gli mandavo le demo, lui modificava le tracce risuonando le chitarre ed
altri
strumenti registrando come me, tutto a casa sua nel suo home recording
studio,
ed un volta fatto, mi rispediva le tracce via e-mail.
Non
ci siamo mai visti neanche una volta faccia a faccia durante la realizzazione
dell’
album,
abbiamo registrato ognuno a casa propria le proprie parti e comunicavano
unicamente
via whatsapp.
Finalmente
grazie al suo contributo i brani hanno cominciato a suonare come li
avevo
in testa e in un paio di mesi, avevamo terminato di registrare le voci, il
basso,
i synth, le tastiere, le chitarre…. Tutto era al suo posto.
Mancava
solo la sezione ritmica da sistemare che, in un album così, doveva essere
curata
e suonata da un batterista.
David
mi propose di chiedere a Rino Cavalli con il quale prima del Lockdown aveva
un
gruppo hard rock.
Io
già conoscevo Rino, con lui avevamo suonato assieme in un paio di occasioni
sempre
con David alla chitarra.
Così
gli abbiamo mandato le demo a lui e, con
entusiasmo, ha voluto da subito
partecipare
al progetto riscrivendo e modificando la parte ritmica.
Quindi
Rino non si è limitato a fare il mero esecutore ma ha dato proprio un surplus
all’album
con la sua batteria, riscrivendo come detto la sezione ritmica di tutti i
brani.
Purtroppo
eravamo ancora in piena quarantena e quindi era impossibile trovarci di
persona,
ma con professionisti del calibro di David e Rino questo non è stato
minimamente
un problema.
Una
volta terminato il periodo di quarantena siamo andati direttamente in studio di
registrazione
dal fonico Fabio Sforza al No Logo di Laives (BZ), dove Rino ha
registrato
la batteria dell’album in un paio di giorni, senza mai avere fatto una prova
assieme,
e senza mai vederci prima di allora di persona, ma come detto non è
stato
minimante un problema e siamo riusciti a finire le registrazioni.
Finalmente
era arrivato il momento di mixare il tutto e produrre il master e, grazie
al
fonico-produttore del No Logo Carmelo Giacchino, che ha sistemato e mixato le
tracce
e ad Alex Balzama della Swift Mastering di Londra che ha curato il master,
siamo
arrivati a marzo 2022 con il prodotto finito.
E’
stato un viaggio lungo ed è andato tutto molto a rilento a causa della pandemia
e
nonostante
le difficoltà tecniche l’album ha preso vita, grazie proprio al contributo
di
David e Rino.
Senza
di loro? Non avrei fatto nulla e tutto sarebbe ancora fermo nella mia testa!
Sonia Bellin
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