Un titolo che presagisce l’intento dell’autore, ovvero quello di descrivere attraverso la musica, le immagini, riportando un quadro fatto di suoni da una tavolozza di colori che richiamano le emozioni. “Quadri nella mente” è il sesto album di Matteo Bartolotti, cantautore nato nel 1974, e che dopo l’incisione di vari demo, conosce il produttore Raffaele Montanari, e viene così messo sotto contratto dall'etichetta discografica "PMS Studio" con la quale pubblica vari album tra cui: Treni e stazioni (2009), Difesa Hemingway (2012), Disegni nel cielo (2014), Anestesia Totale (2017).
Fin da bambino Matteo sviluppa attitudini verso la musica ma soprattutto verso il disegno, sua prima grande passione, la quale in qualche modo si riversa proprio nel suo ultimo lavoro in studio a cominciare dal titolo dell’album.
“Quadri nella mente” è un album maturo, ed "elegante", dove il rock si alterna alla musica d’autore, anche nei brani più duri, i quali si intervallano a ballate di forte impatto. Come spiega il titolo scelto per queste tracce che compongono il disco, ogni canzone è un tratto dipinto a mano dall’artista, il quale segna ogni forma plasmandola come fosse una figura e dando ad essa i contorni che meglio contraddistinguono lo stato d’animo del momento, per poi riversare tale idea nei colori, che riflettono la luce assorbita da quelle stesse emozioni, ora più limpida e splendente, ora più cupa e flebile…
Ogni brano è uno spaccato di vita che si racconta attraverso questi quadri che, dalla mente del cantautore, arrivano al cuore dell’ascoltatore: da un mondo interiore questi si proiettano verso l’esterno, per poi di nuovo, addentrarsi nella mente di chi desidera conoscere la magia delle emozioni.
La traccia di apertura del disco si intitola “Il cuore fa male”, brano dal ritmo sostenuto e che presenta un sound leggero ma a tratti quasi drammatico, come voler essere una sorta di monito ad un evento inaspettato…Un coro fa pittorescamente da sfondo ad un inciso, attorno a cui ruota la reiterazione del titolo, la quale fa sobbalzare nella mente una sensazione contrastante, perché le note sembrano scivolare via mentre la notte buia e nera ritorna con il suo circolo, e i nostri pensieri ci spaventano. Tuttavia, lungi dall’essere malinconica, la melodia che punta anche al rock con un ritmo goliardico, non è per nulla mesta e, in modo pressoché disincantato, l’autore esprime un dolore, ma senza rattristare, perché resta comunque l’attaccamento e l’amore per la vita, nonostante i momenti bui.
La title track è tutta dedicata al pittore naif Antonio Ligabue, e si tratta di una ballata scritta di getto dopo aver letto la sua storia. In questo brano dove la melodia appare distendersi, le immagini diventano poesia pura, mentre la poesia stessa, prende il volo proprio come l’immaginazione, diventando musica. “Un salto nel cielo e un salto nel buio”: ancora una volta siamo di fronte ad un contrasto che, poeticamente, mette in luce un dualismo a cui la vita ci pone dinnanzi, con le sue gioie e le sue contraddizioni, con la felicità e con il dolore.
“Un salto nel cielo” rappresenta la voglia di lasciarsi andare, di elevarsi di fronte alla concretezza a volte insopportabile perché troppo contaminata da una realtà troppo reale e contrapposta ai sogni…. Alle aspirazioni….”Un salto nel buio” invece, è la voglia di rimanere se stessi nonostante tutto, di mantenere intatta la propria identità…Ed ecco, come simbolicamente, un assolo sembra sorvolare un orizzonte infinito, scavalcando le nuvole e con esse i pensieri, tralasciando i tuoni, i temporali e tutto ciò che arreca dolore…
La terza traccia intitolata “Bambina” è ’ un brano dalle chiare tendenze rock e con qualche incursioni persino nell’heavy metal, tipico è il ricorso a un testo molto semplice e diretto, che in questo caso racconta di una donna che non lascia molte scelte al protagonista del brano, il quale deve rincorrere ogni sua esigenza, in una corsa frenetica dove il ritmo tiene ben saldo e ancorato l’ascoltatore.
Segue “A cosa serve”, dove il titolo, attraverso una splendida anafora, apre ogni verso della strofa in un brano dedicato alla bellezza delle piccole cose che però, come al solito, sono quelle che fanno stare davvero bene. Un pensiero che spinge verso il rock, con chitarre avvolte da un ritmo accattivante che invita a godersi ogni attimo della propria vita, vivendo appieno ogni singolo momento e apprezzando ogni aspetto che essa può regalarci, anche quando tutto sembra avvolto nell’ombra, perché, anche quando tutto sembra andare storto, c’è sempre un motivo per cui valga la pena continuare; una canzone da ascoltare, un buon piatto da gustare, un sogno verso cui puntare e che mantenga viva la nostra forza interiore… “A cosa serve” è un inno alla vita e a tutte le gioie che possiamo trarre ogni giorno da essa nel momento in cui, abbiamo coscienza del tempo che scorre e di quanto sia indispensabile non sprecarlo.
“Roberta non lo sa” è invece un brano composto e dedicato alla compagna Roberta; un tentativo di parlare d'amore in maniera più "terrena", fatta di cose quotidiane, una melodia flebile e soave che scava nella profondità di un rapporto ”Vedo le cose che ci uniscono”, ovvero i motivi per cui vale la pena andare avanti, restare assieme… “Vedo equilibri che si spezzano quando non so essere l’uomo che tu vuoi”: la difficoltà di incontrare le aspettative di chi ti è accanto, con tutte le conseguenze che ne derivano…Tuttavia occorre anche capire che è necessario anche farei conti con la realtà, la quale coglie aspetti molto più concreti di una visione idealizzata del sentimento amoroso.
Segue “Come la neve”, un brano in puro stile cantautoriale, dove l’intimità si coniuga tra melodia e testo e la cui confidenzialità traspare dal respiro stesso delle note: delicate e rifrangenti… “Come la neve” è un brano che sembra accarezzare l’anima, nel momento in cui vediamo quelle stesse immagini viste dall’autore: le nuvole che accompagnano i pensieri e che inseguono una metafora, dove la neve appare come un candido mantello capace di dipingere il mondo di un colore dove nulla è più distinto…Eppure noi siamo ancora lì… a capire il senso della vita, nascosto in quel candore, in quell’angolo di cielo dove “il cuore diventa ghiaccio…”.
“Prendimi l’anima” presenta il featuring della giovane e bravissima artista Lane. Il brano parla della difficoltà di comprendersi all'interno del rapporto di coppia, di come non si riesca a lasciare le proprie posizioni per comprendere quelle dell'altro. Attraverso analogie e immagini di notevole concretezza, il brano esplora quanto sia complicato trovare l’equilibrio giusto in una relazione. Un pezzo che strizza l’occhio al rock, che inarrestabile incalza un ritmo potente e sconvolgente con assoli di chitarra proiettati in ogni direzione.
La nostalgia degli anni d’oro del rock italiano anni ’90, si affaccia nel brano intitolato “Che ne sai del rock and roll“, un pezzo duettato con l'amico e collega Luca Bonacchi, dal ritmo movimentato e orecchiabile ,con richiami a quei suoni che hanno plasmato un’epoca e una generazione e dove le mezze misure non sono risparmiate, proprio come il buon rock and roll insegna...con le mani alte e le chitarre abbassate! Una canzone da cantare in coro allo stadio e da gustare in un live mozzafiato!
Chiude il disco il brano “Stella di cemento”, un brano delicato, struggente ma allo stesso tempo tagliente, dedicato alla madre scomparsa, che descrive proprio il suo carattere, dolce e duro nello stesso tempo.
Ed ecco quindi chiudersi un disco… un quadro, ma anche un libro, dove le parole sono suoni di poesia immersi nella musica e dove lo sfondo reca un quadro variopinto, della natura della stessa anima dell’autore e con tutti i colori che ne descrivono le emozioni…
Sonia Bellin
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