domenica 5 aprile 2020

AL TELEFONO CON SIXTEEN





E per la prima volta abbiamo collegato telefonicamente il grande SIXTEEN, il rapper di Altamura che il giorno del suo compleanno, il 29 marzo, ha pubblicato il suo nuovo progetto IPOCONDRIA EP….

E’ un periodo un po’ anomalo, non solo per la musica, ma per qualsiasi attività, restrizioni, lontananze, senso di fragilità... da artista e quindi da una sensibilità che ti permette di guardare e vivere le cose in profondità,  come vivi questa situazione….?
Personalmente non voglio e non mi sento di dare lezioni di vita, di solito si tende sempre a cercare negli altri qualcosa, di cercare la risposta altrove o chissà dove… in questo caso dato che c’è questo muro, si è quasi obbligati a guardare dentro di sé, a ritrovarsi e quindi ad approfondire quel lato della propria anima che si era prima trascurato….Io direi che dovremmo “approfittare”, per quanto il termine possa sembrare inadeguato date le condizioni che certe persone sono purtroppo costrette a vivere, tuttavia sarebbe opportuno valorizzare ogni singolo momento e questo sarebbe quello giusto per ritrovare se stessi….

 Insomma… un viaggio per tutti, qualcosa di simile a quello che hai vissuto e raccontato in IPOCONDRIA EP, che hai propriamente definito un viaggio verso molteplici direzioni….

Si, Un viaggio della mia mente, un invito al pubblico a farsi un viaggio nella mia mente, nei miei pensieri, in questo flusso di coscienza che passa in rassegna  emozioni, situazioni vissute in momenti diversi, ma con il filo comune del disagio….se qualcuno vuole staccarsi  per quei  25 minuti è il benvenuto nel mio mondo….

Pensi che chi ascolta, oltre che capire la forza eversiva dei tuoi pensieri, può anche immedesimarsi e ritrovare se stesso nelle tue parole?

Penso di si, bisogna però essere capaci di ascoltare, mi sono accorto che chi riesce ad ascoltare,  sente parecchio, chi invece non si sofferma, fa fatica ad assimilare quanto ho scritto e poi cantato:  non serve aver  vissuto al 100% quello che ho vissuto io, però ecco…siamo tutti esseri umani e l’empatia è anch’essa proprio una caratteristica dell’essere umano…

Di certo poi il genere che lo rappresenta, è in totale antitesi con un ascolto passivo o da sottofondo….

Esatto, per come dò  io l’importanza al testo è pressoché impossibile mettersi nelle condizioni di una ascolto passivo o da sottofondo, anche se molta musica oggi, ahimè funziona così, il rap ma non solo quello, anzi, io penso che un ascolto di quel tipo potrebbe infastidire, io stesso mi infastidirei….
,
C’è poi da considerare la tua attenzione alla scrittura, al peso delle parole in ogni riga e tra le righe….
Si, ho sempre dato la massima importanza al testo, non trascurando mai la melodia, anzi, il mio disco risente molto di questo aspetto leggermente melodico, per essere un disco rap..ora è un periodo, negli ultimi anni, in cui anche questo genere, sembra avere altre priorità , quando non è la melodia, diventa l’immagine, il personaggio di turno…

  Ascoltando l’intero Ep, mi sono soffermata più volte sul significato di ogni canzone e alla fine, mi sono resa conto di quanto l’immedesimazione totale con quello che racconti ,
sia  impossibile da evitare notando che poi, la parola chiave è disagio..

Potrebbe essere la parola che raccoglie il significato di ognuna delle canzoni, tuttavia ogni traccia  ha un momento di disagio differente, è una parte di me che espongo  in modo diretto, spontaneo…che fuoriesce dalla mente posandosi sulle melodia ….

Ci sono due brani nel disco, che sembrano collegati nell’imputare il disagio ad un soggetto esterno, parlo di PILOTA AUTOMATICO e di NEANCHE UN MALEDETTO DIFETTO…

In realtà i due brani sono tra di loro molto diversi, tutt’ al più, intercorre una non indifferente distanza temporale tra uno e l’altro NEANCHE UN MALEDETTO DIFETTO
parla di rassegnazione e il verso principale, che sostiene l’intero brano è “Posso finalmente lasciarti andare”; si tratta di un  testo molto intimo  e sentito: tutt’oggi ascoltarla  mi tocca. Il disagio che trattiene invece PILOTA AUTOMATICO è molto più concreto e si tratta di un appellativo che auto-descrive un’azione che, nei miei confronti ha fatto scaturire tutto il dolore patito.


A proposito di dolore e di e di una situazione di profondo disagio,  è significativo quanto il senso di una mancata rivincita si riscontri nella traccia finale….

 Si tratta direi, di qualcosa di quasi contrario alla rivincita:  c’è la consapevolezza di queste emozioni: io sono triste, non arrabbiato, sono depresso e consapevole della mia ipocondria , ritorna quindi, inconsciamente , la prima traccia dell’EP.

Sonia Bellin





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