lunedì 9 settembre 2024

NOMEDARTE IN “LOOP”: QUANDO LA ROUTINE DIVENTA UNA TRAPPOLA




Si intitola così l’ultimo singolo di Nomedarte, cantautore e compositore che, dopo il suo debutto discografico con “A volte penso”, ritorna nelle radio e in tutti i digital store, con un brano dal titolo "LOOP".

 Al secolo Francesco Golfari, Nomedarte è un giovanissimo artista di 19 anni che suona chitarra, pianoforte, canta e compone musica da circa 5 anni, collaborando anche con "Disputa", un rapper compaesano, per l'uscita di qualche album e live. Grazie a Valentina Rambelli, insegnante di canto, si è approcciato in modo più professionale al mondo della musica, fino ad entrare in contatto con la Pms Studio di Raffaele Montanari, con la quale ha firmato dapprima un contratto discografico, per poi iniziare a comporre il suo primo album.

Dopo il singolo d’esordio, con il quale Nomedarte ha potuto far conoscere il suo stile al grande pubblico, eccolo con un brano che si lega al precedente, ma al contempo si diversifica per il contenuto e l’intento comunicativo. Se in “A volte penso” Francesco affrontava una sorta di denuncia sociale, in "Loop", il rimando alla società è molto più vago, in quanto non è la società in sé o il sistema ad essere preso di mira, quanto una specifica categoria di persone inclini ad  adottare comportamenti discutibili e in totale disaccordo con una personalità forte ed energica. Si tratta di persone capaci di accontentarsi, ovvero di aggrapparsi alla routine quotidiana con tutte le sue contraddizioni, trovando in essa una sorta di comfort zone.

Quindi se nel primo singolo l’incertezza dell’artista era il punto di partenza per una riflessione interiore, amplificata poi ad ampio raggio verso la società presa nel suo insieme, qui l’inizio avviene invece al di fuori di sé, per colpire in modo diretto un modo di pensare e quindi di agire, per poi addentrarsi proprio in quel pensiero specifico con la volontà di scardinarlo.

Risulta facile infatti rifugiarsi nell’abitudine, e decidere che, anziché evolvere, è più comodo mantenere un quieto vivere lontano da sfide e prove di resistenza; tuttavia ciò non fa altro che appiattire le nostre vite, rendendole sterili e prive di significato e facendoci entrare in quello che appunto Francesco chiama LOOP, ossia una ripetizione che altro non fa che intrappolare il nostro pensiero, senza la possibilità che esso maturi od evolva, con l’aperta confessione, da parte dell’artista stesso, di quanto anche lui, in primis, si ritrovi imprigionato in questo loop infinito decentrato da ogni cambiamento.

Amante di tutto quello scenario d’autore di cui Fabrizio de Andrè  è stato il precursore, lo stile di Nomedarte risente di un amore smisurato per testi espressivi, e profondi, capaci di penetrare l’animo umano attraverso un’attenta riflessione  interiore.

 Sia in “A volte penso” che in "Loop", è presente quella necessità espressiva che esula da ogni stile o genere predefinito, per seguire una via tracciata soltanto da un flusso di pensiero continuo e in continua evoluzione: i suoni sono escursioni sui passi andanti di un ritmo alternativo a metà strada tra l’indie pop e il rock con qualche incursione dark e new wave, senza alcuna pretesa di far leva su uno stile piuttosto che su un altro, ma con il solo intento di leggere tra le righe di una società spenta e incerta che influenza il nostro Io.

 

Sonia Bellin




giovedì 5 settembre 2024

“TIK TAK”: L’ESTATE DI LANE CI PORTA DENTRO DI NOI

 



E anche quando fuori il sole brucia la pelle e scotta i nostri volti, non è tempo solo di bagni in piscina o di nuotate tra le  sponde del mare..! Anche in estate, possiamo pensare. E’ questo l’intento del nuovo singolo di Lane, al secolo Giorgia Tamburini, giovanissima artista che fin da bambina, dimostra una forte inclinazione musicale, portando avanti la sua passione che, passo dopo passo, diventa il sogno della sua vita , portandola a firmare nel 2019, il suo primo contratto discografico con la Pms studio.

Un debutto formidabile che le permette fin da subito un ottimo riscontro da parte della critica e delle radio, oltre che dal web, che passano il suo primo singolo "Stupido Cliché", scritto a quattro mani con la madre per quanto riguarda il testo, come tutti gli altri brani che da lì in poi, Lane pubblica con l’etichetta di Raffaele Montanari, il fondatore della Pms studio.

Un lavoro di squadra quello con la madre, che Lane ci ha descritto con entusiasmo durante l’intervista, spiegando come questo aneddoto le dia la forza necessaria per coinvolgere chi le  vuole bene nella sua passione, fino alla pubblicazione di “ Tik tak”, il suo ultimo singolo. Un brano rilasciato durante questa caldissima estate ma che, lungi dall’essere inteso come il classico tormentone da cantare e ballare sotto l’ombrellone, diventa un invito a riflettere e a guardarsi dentro.

Il tempo che scorre inesorabile: “ tik -tak “ e quel senso continuo di fugacità che plasma le nostre vite e, se in estate il tempo sembra allungarsi, come le giornate di sole che dispiegano le ore calde e di luce sulla nostra frenesia, ecco che - proprio la stagione estiva- diventa non solo un momento per divertirsi, ma anche per riflettere, per prendere anche solo un breve lasso di tempo utile ad analizzare questa nostra vita frenetica, valorizzandone ogni singolo istante: presente, passato e futuro.

Portati il passato dentro al futuro, goditi il presente momento per momento… tik tak.. un tempo che se na va…”

Con la sua vocalità  dai forti richiami soul, Lane in questo pezzo apporta una delicatezza unica, che soltanto l’immagine di una farfalla dalle ali flebili e fugaci potrebbero descriverne la peculiarità. Una voce capace di esprimere quei chiaroscuri che sopraggiungono sui toni più alti, alzando anche il senso profondo del brano, da cui emerge l’eleganza musicale, oltreché vocale.

Il tempo scorre ed è inevitabile…L’orologio converge con un ritmo che il mondo ha inciso anche sopra le nostre vite, ma sta a noi poter sconvolgere tutto questo, capendo quando è tempo di fermarci,…anche solo per un attimo… anche solo per respirare.

 

Sonia Bellin

 

 

Link digital store:

 https://pmsstudio.lnk.to/lanetiktok

“CAPPELLO MATTO” : REALTÀ E IMMAGINAZIONE NELL’ULTIMO SINGOLO DI SARA PIERESSA

 



 


E dopo lo straordinario successo di “Casinò”, ecco “Cappello matto”, il nuovo singolo di Sara Pieressa, giovanissima cantante veronese, innamorata della musica e di tutto ciò che gira intorno ad essa e che, nel corso degli anni, partecipa a vari concorsi e festival nazionali tra cui lo Zecchino d'Oro, Sanremo Lab2016, il Festival di Saint Vincent, e il  concerto Capodanno 2014 in piazza Bra.

Giorno per  giorno la sua passione per la musica e per il canto cresce, come la voglia di mettersi gioco e a confronto con un pubblico, ed eccola quindi impegnata in numerose serate live, dove si esibisce con il duo personale progetto "Sara Pieressa e il tributo MissMAGIC Amy Winehouse". Partecipa quindi a Casa Sanremo 2022 e, nel 2024 al programma Rai E VIVA IL VIDEO BOX. Il 2024 è un anno fortunato e ricco di sorprese per Sara, dal momento che entra a far parte del mondo della Pms studio, l’etichetta discografica di Raffaele Montanari, con la quale inizia una proficua collaborazione, il cui primo risultato è la pubblicazione del suo singolo di debutto intitolato "Casinò", un brano che Sara Pieressa interpreta con un’energia straordinaria, dimostrando a tutti quanto alle volte, si debba lottare e stringere i denti per farsi strada nel mondo, il mondo discografico in primis. Un mondo dove è facile rimanere inghiottiti senza nemmeno accorgersene, dove alle volte è necessario mostrare le unghie e andare avanti con tutte le forze a disposizione.

 In un continuum narrativo che da “Casinò” fa breccia nel nuovo singolo, Sara Pieressa esplora le sue fragilità in un brano puramente autobiografico, dove ogni verso della canzone rappresenta un passo verso la conoscenza di sé e verso la consapevolezza. Un risveglio personale che da “Casinò”, porta in questa nuova indagine alla scoperta di nuove prospettive verso cui porre lo sguardo, inseguendo con gli occhi momenti e presagi di un senso nuovo della verità, in una visione di sé profonda e distolta da qualsiasi voce esterna. A parlare solo il nostro Io con le più diverse sfaccettature che celano agli altri la nostra vera identità.

Un incontro fortuito ma di estrema pregnanza simbolica e che l’immagine del Cappello matto, riesce a trasmettere in tutta la sua immediatezza…. Le apparenze che intravediamo quotidianamente, capaci di confondere i nostri occhi, mentre la realtà diventa fantasia e viceversa, proprio come in una fabbrica di cioccolato, per citare un estratto del brano

 “ Diversa se la guardi da ogni lato. Giacca addosso, Rossetto rosso…La realtà è più profonda di un abisso”.

Dove finisce quindi quel gioco di ruolo dove noi siamo parte del tutto e, dove invece  inizia la vera sfida …?

Dov’è il confine tra un racconto che di giorno in giorno si arricchisce di nuove immagini trasponendo entro di sé altri racconti e dove sono i fatti realmente vissuti?

Forse non esiste o forse, esistono soltanto prospettive diverse entro cui osservare il mondo che ci sta attorno… Forse indossando un semplice cappello possiamo avvertire quel brivido di pazzia, provando a capire che a distorcere la realtà non è tanto un ordine delle cose che non sia tale, ma un diverso modo di porle una accanto all’altro e quindi di osservarle, scrutarle ed indagarle.

 

Sonia Bellin

 

Link digital store:

 https://pmsstudio.lnk.to/cappellomatto

mercoledì 4 settembre 2024

“DOVE IL CIELO E’ BLU”: JENNI GANDOLFI SFIORA LE NUVOLE CON I COLORI

 

 

 


 


Un quadro dipinto a mano ma anche una tela i cui colori rimandano a quelli dell’anima…Un’anima trafitta dal dolore, dalla sofferenza e presso cui, dietro le paure, soggiacciono insicurezze e aspirazioni ancora da coltivare.

Nel suo ultimo singolo Jenni Gandolfi ci fa ritrovare quella luce dentro di noi che appariva spenta ma che in realtà, era solo celata da ombre preposte ai nostri ideali…ai nostri sogni e a tutti quei momenti cancellati da uno stato d’animo mesto e rassegnato; ma oltre quel velo di solitudine interiore, dietro  quelle ombre e al di là delle nuvole… ecco un bagliore sfavillante di luce che avvolge quell’anima inquieta, pronta a chiedersi quale sia il vero colore dell’amore e quali siano le figure che ne delineano i diversi aspetti che lo raffigurano.

Jenni Gandolfi  non è soltanto un’artista la cui passione per la musica si esprime in una vasta gamma di professioni ad essa correlate- in primis il cantautorato- Jenni è anche un’attenta indagatrice dell’anima e dei suoi risvolti emotivi. Non a caso la cantautrice mantovana, oltre che essere autrice di tutte le sue canzoni, è anche vocal coach, musicoterapeuta, studentessa di psicologia e talent scout.

Jenni si avvicina al mondo musicale all'età di 12 anni studiando sax contralto, in seguito pianoforte, chitarra acustica e canto moderno.  Nel 2009 pubblica il suo primo album, "Crescere", con l'etichetta Maxy Sound, seguito da una serie di concerti live in piazze e teatri italiani, vince quindi numerosi contest nazionali ed internazionali con i suoi brani mentre, nel  2017 pubblica l’album “Come l’Acqua” con Cat Sound Records. Ed ecco quindi il fortunato  2021, l’anno nel quale Jenni  entra a far parte dell’etichetta discografica PMS Studio, con la quale pubblica i suoi nuovi album  e con la quale presenta appunto il singolo “Dove il cielo è blu”, un  brano tanto profondo quanto delicato, la cui melodia si sprigiona in maniera lieve e sussurrata, grazie alla vocalità chiaroscurale di Jenni, la quale soppesa ogni nota… ogni suono e o ogni parola che si lega alla musica e viceversa, creando rimandi continui tra il significato espresso dal testo, ma al contempo anche dalla musica. Due piani diversi ma un unico intento comunicativo: apportare speranza a  tutte quelle persone prese dallo sconforto e il cui cielo, appare ai loro occhi immerso in un grigiore indistinguibile.

 Attraverso un  sound moderno ma dal mood d’altri tempi, con pieghe vocali che emergono da un canto lontano, di sapore antico e che sembra sopraggiungere dalle memorie più antiche dei poeti cantori, ecco una canzone che ci invita a riflettere sull’importanza di guardare oltre le nuvole per scorgere il chiarore della luce del sole: “Anche il cielo ha le sue nuvole ma come cambia la prospettiva…” ; a volte basta così poco per essere felici… Basta guardare le cose da una diversa angolatura cogliendo accanto alle ombre, quella luce la cui presenza le rende tali. Un contrasto inaggirabile e che ci proietta direttamente nella nostra anima sempre in balia di concetti tra loro contraddittori, determinati dai momenti più difficili  che attraversiamo ogni giorno:

“Scaleremo le montagne come e aquile  nel vento dove l’aria è pura per la nostra anima”… Non è facile farsi forza e guardare avanti, tuttavia, una volta che si è trovato il coraggio e la volontà di proseguire, la strada non può che appianarsi e ogni salita, diventa motivo di rivalsa interiore in quanto, come canta amorevolmente e con estrema dolcezza Jenni, “Questa  vita qui con te vale molto di più di ogni difficoltà che un amore supererà”

 

Sonia Bellin

martedì 3 settembre 2024

MUSICANTI DI BRAMA: QUANDO LA MUSICA DIVENTA UNO SPETTACOLO

 




Presenti ai nostri microfoni e rappresentati niente meno che dalla voce del gruppo - la talentuosa Daniela Maurizi - abbiamo avuto modo di conoscere questo quartetto acustico che a partire dal nome stesso, ingloba dentro di sé tutta l’ironia e la creatività che soggiacciono ad un progetto originale e innovativo, degno di chiamarsi appunto Musicanti di Brama.

La brama di essere onnipresenti in questo cortocircuito di colori che riveste ogni lembo del loro abito musicale, dove brani inediti, rispondono ad esigenze espressive sempre nuove, capaci di incontrare la tradizione popolare e di coniugarla con il cantautorato teatrale italiano, di cui Giorgio Gaber è stato uno dei migliori esempi.

Suoni d’altri tempi e di altri luoghi, provenienti anche dalla chanson française e che attraversano ogni angolo dell’espressività teatrale, trovando nella musica il loro habitat ideale; dal jazz allo swing, dal sirtaki alla tammurriata, dal pop al rock progressive… Un connubio di generi fra loro anche contrapposti ma che qui trovano il loro equilibrio, sfidando il tempo e la  lingua, per affacciarsi in quelle viscosità sonore che contemplano suoni di diversa provenienza, dilatando i tempi, amplificando il ritmo, dove  la sperimentazione  incontra poi anche il testo del brano e con esso l’interpretazione che lo vivifica. Un’interpretazione brechtiana e circense, che risponde ad una versatilità unica della cantante, accompagnata dai suoi preziosi collaboratori- gli altri musicanti- i quali, ricordando la celebre fiaba dei fratelli Grimm, accordano con i loro strumenti impressioni mutevoli derivate da un’attenta analisi dell’uomo e della sua natura.

 

 La chitarra di Michael Wernli, il basso Antonio Abruzzese, la batteria e le percussioni Alex Barberis e, naturalmente la voce di Daniela Maurizi, che sprigiona tutta la sua carica , in un mantra emotivo che scandaglia ogni tratto dello scibile umano. La cultura popolare non è infatti l’unica componente presente in questo progetto musicale nato nel 2018, il quale attinge dalla tradizione letteraria e teatrale, tecniche e modalità comunicative, atte a rappresentare l’uomo e la sua identità, perlustrandone il lato più cupo e contradditorio, ma anche quello più ingenuo e spontaneo, ove ancora si distinguono reminiscenze fanciullesche, incontrando nel  teatro canzone dei Musicanti di Brama, la componente poetica di provenienza pascoliana.

Ma la poesia, con l’enfasi emotiva che accorda musica con la teatralità, non ha derivazioni soltanto introspettive, in quanto l’intento dei Musicanti è anche quello di proiettare nell’ascoltatore un’immagine diretta dell’attuale società, con i suoi limiti e potenziali. Prendendo ispirazione, questa volta dal teatro-poesia di Pirandello, Daniela e i suoi compagni hanno creato una corrispondenza biunivoca tra il nostro presente e la ricerca identitaria di Pirandello, adottando strutture espressive capaci di elargire un’immagine specifica, come quella della maschera o delle tante personalità espletate in una società che ormai,  ripiega su stessa. Ed ecco che, proprio per sopperire a tale lacuna identitaria, diventa fondamentale una ricerca continua dentro se stessi e un viaggio introspettivo che possa far emergere l’identità umana nella sua vera essenza. Un viaggio che i musicanti compiono attraverso un linguaggio diretto con un ritmo incalzate, facendo appello ad una sana ironia e ad un sarcasmo in grado di poter giocare con tutti gli  strumenti linguistici a disposizione, al pari di quelli musicali e che permetta una visione ad ampio spettro delle stesse strutture linguistiche tradizionali  e delle loro capacità comunicative.

 

Sonia Bellin