“Voci
cantano per trovarsi a vicenda
Stessa terra
ma su torri differenti
Stessa alba
piena di speranza accoglie le loro preghiere..”
Si apre così
il testo- tradotto in italiano- del nuovo singolo di Nadia, cantautrice che fin
da piccola coltiva il sogno della musica che, piano piano e passo dopo passo
cresce con lei.
Rock, folk,
country, celtica, blues, jazz e persino la musica classica…Tutti questi generi
pervadono l’infanzia e l’adolescenza di Nadia che assimila tali influenze in
quello che sarà poi il suo stile personale, dove ogni singola nota viene soppesata
per rimarcare testo, melodia e parte vocale.
Vediamo
infatti, come anche la traduzione di una parte di “Embers of wind” renda da
sola ragione di una vera poesia, in cui le parole scelte, rimandano ad immagini
la cui coloritura, proietta in chi legge o ascolta, immagini eteree.
Ed è questo
il senso del brano stesso, scenografie che rilasciano suoni anche senza dire
nulla, e che ci permettono di percepire il significato profondo delle cose, che
ritroviamo poi dentro di noi, immerso nella nostra anima che insegue una
melodia onirica.
“Embers of wind”, racconta la cantante – “E’ nata a giugno dell'anno scorso dall'esperienza che ho vissuto a
Firenze. Ho passato giorni stupendi, immersa nell'arte e in splendidi giardini,
l'hotel stesso aveva un giardino interno in cui andavo a fare colazione e tutte
le mattine c'era un passerotto che veniva a farmi compagnia al tavolo e
aspettava che aprissi il miele per rubarmene un po'. Poi nel giardino dei
Boboli nella limonaia, in mezzo ad un tripudio di vita in esplosione, il
profumo di fiori e frutti acerbi, cinguettii e brulicare d'insetti, c'era un
pappagallo morto in mezzo all'erba. Era ancora perfetto, le piume ancora
lucide...aveva un che di poetico, sembrava quasi voler ricordare che la morte è
sempre presente ma in maniera molto serena senza rovinare la bellezza della
vita, più a completarne il quadro. Da queste immagini sono nate le riflessioni
che han portato alla creazione di questo brano. Parla della fugacità della
vita, sempre in movimento e della costante e silenziosa presenza della morte,
ma non minacciosa. E per non farsi scappare dalle mani la vita, tanto eterea e
fuggevole, il modo migliore è forse proprio attraversarla come degli uccellini
(i tizzoni di vento a cui fa riferimento il titolo), col cuore leggero e pieno
d'amore e di gioia, ubriachi di miele per addolcire il nostro canto e non
lasciandosi appesantire dal brutto che si incontra. Un volo leggero e giocoso
attraverso la vita, godendo del bello che ha da offrire e imparando dal brutto,
riuscendo a non rimanere immobili davanti all'incombenza di quell'ultimo addio
silenzioso che prima o poi arriva per tutti, lasciandoci alle spalle
nient'altro se non una scia di fiori….”
Sonia Bellin
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