ELLE ELLE è il nuovo album di Stefano Virgilli, un Ep di 4 tracce, il quale,
in sole poche canzoni, riesce a raccontare
una storia che attraversa una vita intera.
Il titolo prende ispirazione diretta da una curiosa vicenda che interessa
tutt’ora l’autore, ovvero il fatto di vedere scritto e pronunciato il suo cognome
con una “L” soltanto, anziché, come è giusto che sia, con due. Ecco quindi il
perché di un titolo alquanto strano e la cui immagine di copertina, lascia
trasparire una serie di domande a cui le canzoni rispondono solo in parte; perché
come tutti gli artisti, anche Stefano Virgilli si è posto in questi ultimi
tempi tante domande, scavando dentro di lui, nel suo passato e proiettandosi in
un futuro incerto ma dietro l’angolo come ognuno di noi ogni giorno constata…
Eppure tanto risposte rimangono li… sospese... in un limbo incognito che sfiora
l’ignoto… “soffiano nel vento” come
direbbe un certo Bob Dylan e sta a noi, cercare di afferrarle. Ma l’enigma
talvolta rimane, in quanto dobbiamo poi interpretarle. In questo si può
affermare unanimemente che Stefano Virgilli assume un ruolo non indifferente, proiettando
in sé stesso molte delle domande, dei dubbi e delle incertezze che l’essere
umano, giunto ad una certa maturità si pone. Ed eccoci allora a raccontare
primo fra tutti l’amore, quel sentimento così controverso, così evanescente ma
così intenso, che nessuno può e potrà mai spiegare in modo razionale.
Nella traccia di apertura di Elle Elle ritroviamo infatti L’amore visto e concepito in due piani temporali diversi: quello giovanile e quello della maturità in un continuum temporale che abbraccia emozioni, sentimenti e stati d’animo contraddittori. “Unbelievable delay” è un brano che, come altri, pur presentando un titolo e un ritornello in inglese, contiene strofe in italiano.Un arpeggio iniziale fa immergere l’ascoltatore in pensieri che si sormontano e dove “il silenzio si fonde con il rumore e un bianco e nero che si mescola al colore…”
E improvvisamente ci accoglie un’aria mesta, malinconica, dove le parole si accavallano e mirano dritte all’anima, come se l’ascoltatore le dovesse inghiottire.
La timbrica inconfondibile di Virgilli si fonde perfettamente con
l’atmosfera offuscata del brano, e ci riporta
direttamente a quel rock indie inglese, in particolare, la voce di Virgilli ci
fa venire in mente quella di Matt Berniger dei National, dove troviamo anche
alcune similitudini negli stessi frangenti musicali, così opachi da riverberare
la coltre di nebbia di certi paesaggi affini a quelle sensazioni.
E nonostante le tinte oscure che il brano riverbera, “Un miracolo di luce”
appare poco prima dell’assolo finale, il quale sfuma in bagliore che risplende
di luce propria, illuminando la risalita vocale del cantautore e sprigionando
un’emotività trattenuta e rilasciata qui in tutta il suo incanto.
E quello specchio che riflette l’immagine divina, diventa poi in “Let’s
start over ” “uno specchio d’acqua in cui morì Narciso”, una foto ricordo di
un tempo passato e da dimenticare… un’immagine distorta di noi, che vediamo
estinguersi. I sentimenti sono ormai sciolti come neve al sole e il pittore,
può tornare a dipingere su tela un pensiero nuovo, irreale e fuggevole ma non
più scomodo e ingombrante come quel senso apparente di appagamento che poi d’improvviso
si rivela ingannevole… come un sasso gettato
sull’acqua, moltiplica le onde del suo lascito, senza fermarsi… fino alla
perdita totale delle sue forze.
Ma restano poi sempre e comunque delle parole, delle parole non dette, perché l’amore comporta sacrifici: abitudini cambiate, tempi che si incontrano…e qualcosa rimane in bilico; e questo qualcosa, rimasto nel fondo di un mare d’amore sopeso a guardare le onde che lambiscono il litorale, con il senno di poi, riaffiora in superficie e quello che non è un addio diventa un “A bientôt”, perché le strade divise possono pur sempre incontrarsi di nuovo…Ed ecco quindi affiorare “L’anarchico innamorato”, quella visione dell’amore così libera da ogni aspettativa… così intrisa di passione e così fuori dalle regole, che porta il protagonista del brano a sentirsi un immortale Piter Pan. Un amore che non teme confronti, ma che si confronta con un tempo che passa inesorabile, il cui contrasto crea un cortocircuito di pensieri e di ripensamenti, in un andirivieni temporale che lega inequivocabilmente il pezzo ad Unbelievable delay, dove a dialogare sono due aspetti del nostro Io: quello giovane e sognatore, inconsapevole delle ritorsioni che un sentimento come l’amore può creare, e quell’altro, più maturo, consapevole di che cosa possa suscitare l’amore nell’anima di chi lo prova.
Sonia Bellin
LINK SOCIAL:
linkedin.com/in/stefanovirgilli
Nessun commento:
Posta un commento