Un titolo che disvela un legame particolare con l’arte, con quella
sensibilità che soltanto un artista è in grado di rivelare attraverso le sue
opere, ma anche attraverso il suo stesso essere: un mondo lontano da quello
reale ma che per forza di cose, deve misurarsi anche con esso, creando un contrasto
interiore che può portare a gesti inauditi. Ed ecco “The Majakovskij’s Suicide – Hommage a…
vol. 3”, un Ep di cinque canzoni
registrato presso la PMS studio di Raffaele Montanari, che ne ha curato gli
arrangiamenti.
Un progetto concepito molti anni fa ma
che prende il via soltanto nel 2019, quando Mauro Conti, dopo una lunga pausa,
ritorna sulle scene musicali con il desiderio di rendere omaggio, tramite delle
canzoni, a pittori, musicisti, personaggi letterari, che hanno influenzato la
personalità stessa dell’artista.
Il progetto iniziale non aveva un
limite di brani, ma viene via via concepito in tre volumi. Il primo volume è
composto solamente da due brani, “Destinazione”, come omaggio al pittore
norvegese Eduard Much e il secondo, “Millenovecentottanta” al cantante del gruppo
Joy Division, Ian Curtis: queste due tracce sono degli spazi creativi dove ogni artista
può riconoscere se stesso nella sua essenza, perché la musicalità stessa dei
brani, riconduce a mondi eterogeni, in cui la contaminazione dà vita a
sfumature inedite e pregne di fonti ispirative.
Del resto la carriera di Mauro Conti vanta un lungo percorso musicale che
inizia negli anni ’70, incrociando le strade del cantautorato italiano e del
blues americano, passando spesso e volentieri per il rock e le sue varie
influenze. A metà degli anni ’80, infatti, Mauro Conti volge la propria composizione
verso canzoni che seguono il filone della New-Wave inglese,
dando vita a diversi gruppi (The Lonely Heart’s – DadaEnd.), fino a
quando, nel 1986, fonda una band che prende il nome di Castadiva, con testi scritti in italiano. Nel
1989, grazie all’iniziativa di una radio di Modena alla ricerca di nuovi
talenti, incide per la prima volta in uno studio di registrazione. L’EP, 1989,
composto da due brani scritti e cantati dall’artista, viene pubblicato in musicassetta
e trasmesso in radio. Terminato il percorso musicale all’interno della musica
rock, l’artista volge la propria ricerca al blues. Nel 1990 registra presso lo
studio di Bologna Allimite il primo lavoro Reno Tape
Blues composto da sette brani in italiano che ricalcano gli stili e i
temi del blues classico. Nel 1993 registra, sempre presso gli studi Allimite, un
nuovo lavoro denominato Dagli Appennini al Delta. Il percorso
all’interno della musica blues termina nel 1996, con la registrazione di sei
brani che vengono racchiusi nell’album denominato Vecchi E Nuovi Blues.
Dopo una lunga interruzione, Mauro Conti ritorna in auge nel 2018 con
progetto nuovo ed originale, dove la creatività viene espressa in una dedica al
mondo dell’arte, con l’idea di omaggiare tutti quelli artisti che hanno
influenzato la sua personalità e il suo essere cantautore. Pittori, letterati,
musicisti… la poesia e la letteratura trovano nella musica uno spazio e un
legame profondo, che ha la radice nell’essenzialità che queste, sono in grado
di trasmettere; non vi è un progetto
predefinito ma solo il desiderio di “creare” parlando di “creazione”, di
esternazione volta a dar vita ad un mondo e ad un sé alternativo….Non a caso,
la traccia che apre il Volume Tre si intitola proprio “Creazione”:
“E dove porterò
questo stanco corpo che non vuol morire…”
quasi una contraddizione con il titolo dell’EP e dell’intero progetto di Mauro…
Un uomo che non tenta il suicidio ma che, al contrario, “non vuole morire…”.
Non ci si meraviglia allora se poi, ascoltando il brano che anticipa l’ultimo capitolo di ecco “The Majakovskij’s Suicide – Hommage a…
vol. 3”, si ha intravedano
immagini antitetiche, dove
il buio della notte lascia intravedere la luce della vita, “Nata dalla morte”, perché
molte volte, solo dal contrasto possiamo cogliere l’essenzialità delle cose; come il concetto di gioia si impara in parte
dal concetto di dolore, così posso vedere la luce, soltanto quando siamo
immersi nelle tenebre.
“E tu ora sei così lontano da questo giglio e maledici
il giorno che hai creato un insano figlio” il cantautore dopo aver attuato un’antitesi
simbolica tra il buio e la luce, le quali altro non rappresentano altro che quel contrasto esistenziale tra la morte e la
vita, ecco che, proprio come un pittore, disegna su questo prato sconfinato di
sonorità un giglio, il fiore che nel suo candore, simboleggia la purezza e l’innocenza,
concetti da cui ora l’uomo si sente lontano.
Il candore lo fa emergere in questo buio tenebroso,
dove la morte lascia le tracce di un’amina inquieta, la cui ombra vorrebbe
ritrovare la propria figura “E vedo solo orme di me stesso perduto in
questa folle sorte e l’ombra slavata della vita nata dalla morte”.
Un contrasto quello tra la vita e la
morte, che rimane costante in tutto il brano e che lega anche la traccia con il
titolo stesso dell’Ep,( The Majakovskij’s Suicide): la creazione e l’autodistruzione, quasi come se l’artista, nella sua
ansia e smania di creare, possa cadere poi nel tentativo di una sua
autodistruzione perché il mondo desiderato e immaginato dentro di sé, non
riesce a conciliarsi con quello esteriore. Buio e luce, bianco e nero, vita
e morte:. la profondità dei testi di Mauro Conti ritorna in questo nuovo Ep
disponibile sui maggiori digital store e in cui a raccontarsi è l’arte nella
sua essenza più pura, senza alcun intento prefissato e dove la musicalità
stessa viaggia in territori sconfinati raggiungendo luoghi mai annoverati.
Sonia Bellin
Crediti:
Mauro Conti: Parole & Musica, Voce e Chitarra
Raffaele Montanari: Piano e Keyboards
Nicola Ambrosio: Armonica
Filippo Fioravanti: Batteria e Percussioni
John Pastucci: Basso
Erika Comandini: Violoncello
Luca Quantini - Andrea Giannino: Chitarre “In Four” - “Creazione”
Arrangiamenti: Raffaele Montanari
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