Un incontro musicale capace di mettere insieme genere diversi, accostandoli
in modo inedito e creando uno stile nuovo e del tutto originale, è questa
l’obiettivo che i 3 G Project si sono prefissati dopo aver deciso di pubblicare
un disco di 5 brani, dove la cura della scrittura persegue una predilezione per
una composizione variegata, con arrangiamenti di tutto punto, tesi ad
incorniciare ogni traccia dell’album in una paesaggio sonoro innovativo e
accattivante.
I 3 G Project nascono a
Bologna nel 2018, dall’incontro tra Stefano Giuliani, batterista di estrazione
Rock, Funk e R’B dal groove di matrice Bonham e Porcaro, Alberto Giovannini- bassista
e contrabbassista eclettico e raffinato che spazia dal Rock al Funk fino ad
arrivare al Jazz e Mauro Gardella, chitarrista Rock e Blues con sonorità e
armonie jazzy, nonché voce della band, dal timbro graffiante e ricco di
sfumature bluesy.
Molteplici le situazioni e i contesti
musicali in cui la band si è esibita, riuscendo a crearsi un seguito nella
propria regione di appartenenza.
I 3 G Project presentano un
repertorio che spazia da Robben Ford a Joe Bonamassa, passando per Tom Petty
e le sonorità West Coast di Neil Young, tuttavia ben presto la band sente
l’esigenza di inserire nel repertorio brani originali, ed ecco quindi che, nel 2022 con la realizzazione del loro primo EP,
viene raggiunto il tanto agognato risultato che porta i 3G a pubblicare 5 brani
inediti il cui filo conduttore è il rock anni ’80 con tutte le sfumature e
contaminazioni, che tale genere ha da sempre interessato musicisti e
compositori.
Registrato presso il PriStudio di Roberto Priori ed uscito con
edizioni BMRG Srl, su etichetta PMS Studio, l’album di
debutto dei 3 G Project vede quindi anche la partecipazione del fondatore della
Pms Raffaele Montanari che ha seguito il progetto fin dall’inizio, dando ai
ragazzi la possibilità di pubblicare un album dove la loro indole rock, potesse
sviscerare ogni aspetto del genere, scoprendo sonorità nuove ed inedite, pronte
ad espropriarsi da qualsiasi etichettatura per essere in linea soltanto con le esigenze
espressive del gruppo.
VOLUME 1 è infatti un disco poliedrico e
dove la versatilità musicale dei 3 G Project, mette in risalto la volontà di riportare
in auge il rock, prendendo spunto da tutto quel panorama che ha interessato gli
anni ’70 e 80, ovvero quando lo stile e i suoni rock erano il genere di punta
del periodo.
M il disco non è soltanto un viaggio
verso il passato musicale di molte band e realtà che ancora oggi prendono quelle
sonorità e quelli anni come riferimento per il loro repertorio, Volume 1 è soprattutto
un viaggio interiore che in 5 tracce, è in grado di dilatare il tempo, dando a questo
stesso una forma, la quale si modella a seconda del contenuto e del messaggio
che i 3 G intendono comunicare. Un cammino di ricerca interiore, una presa di coscienza
della propria vita e dei suoi valori più importanti: i testi del disco di
debutto della band bolognese si focalizzano infatti su l’uomo e sulla sua spiritualità,
su come questa sia il vero motore dell’anima e il fuoco che alimenta una speranza,
mai del tutto estinta.
Se la traccia di apertura presenta un
sound in linea con tutti gli altri brani del disco, per quanto riguarda il tema
del testo, “Dream on” si discosta dagli altri pezzi di Volume 1; senza alcuna
pretesta moralistica infatti, ma soltanto con l’obbiettivo di coinvolgere le
persone in uno sguardo dentro di sé, i 3 G intendono addentrarsi tra gli angoli
più nascosti dell’animo umano, discernendo tutti quelli aspetti, che rendono
l’uomo un essere spirituale, in grado di comunicare apertamente con Dio e
aspirando sempre a qualcosa di superiore che lo avvicini alla sfera celeste.
Ma come sappiamo non c’è rock senza
divertimento e un pizzico di follia, ecco perché - consapevoli delle loro
radici e dell’indole dello stile di appartenenza- i 3 G hanno ben pensato di non
sfatare tale mito, iniziando il disco con un brano incontestabilmente
spensierato. Il rock
“Dream on” è
prepotente, convulso, con movenze ritmiche di batteria impresse su un riff di chitarra
deciso…Un rock che strizza l’occhio al Country-rock, una canzone che sembra riportarci verso quelle immense distese dove scorrere
con the road senza un meta precisa…Dream
on sembra scalfire sulle note, movimenti che imprimono una forza eversiva
al suono del brano e che introduce la seconda traccia del disco, I believe, un pezzo che concentra sugli
spasmi di chitarra, tutta la su forza, in uno stile che incontra il miglior rock americano, con
incursioni ora Country ora Grunge, senza mai sfatare il mito di un rock libero
di divincolarsi in ogni direzione.
Lo terza traccia del disco è un respiro verso l’infinito,
un sguardo perso in un orizzonte dove il sole sembra non tramontare mai o dove
al contrario, il tramonto permane in ogni istante per creare l’atmosfera giusta
per questo brano del tutto strumentale e dove il romanticismo, permea ogni
angolatura sonora. Lieve ma possente, leggiadro e delicato ma vigoroso, Maysha è la sorpresa che farebbe
innamorare qualsiasi ascoltatore, perché è forse uno di quei pezzi per cui ogni
musicista aspetta anche tutta una vita: un momento dove non ci sono parole,
perché nessuna sarebbe abbastanza per potersi immedesimare in un brano così
intenso, dove la chitarra trasmessa sulla rete principale, si pone in primo piano
per tutta la durata del pezzo, senza però smisurare il proprio andamento:
composto ed elegante, ma libero di esprimersi in goni sua articolazione sonora.
“Da
due accordi nasce un pezzo di atmosfera venuto alla luce quasi senza provarlo, si
tratta musicalmente, del pezzo più impegnativo
da suonare, che ruota su armonie jazzistiche fusion non tipiche della musica
rock, senza contare poi, che la traccia è stata registrata in due giorni …afferma Mauro Gardella, il leader della band,
raccontando di un brano il quale, pur non avendo le tastiere, richiama sonorità
molto vicine alla musica dei Toto, a quelle atmosfere sognanti, leggiadre, dove
i suoni sembrano sgorgare da una cascata di colori, facendoci osservare la meraviglia
di un arcobaleno sonoro intriso di armonia.
E veniamo quindi a Prayer,
brano con un assolo di chitarra dirompente,
musicalmente ispirata al sound dei Pearl Jam con incursioni vocali da parte di Gardella, vicine a Chris Cornell. Malinconica, rivestita di un
grunge morbido che abbraccia le nostre inquietudini e la costante paura
dell’uomo di essere solo, proprio come una preghiera, la quarta traccia del
disco dei 3 G è la presa di coscienza dell’umiltà umana, dopo quel cammino di
ricerca iniziato con I believe. Se
prima l’uomo realizza la necessità di credere in Qualcosa, ora c’è la certezza
di quanto sia difficile poter contare solo su stessi. Se con I believe il protagonista di questo
viaggio interiore che racchiude Volume 1, scorreva con gli occhi e con la mente,
tutti i valori della vita e ciò che è davvero importante, ora c’è una svolta,
un ulteriore innalzamento dell’anima che raggiunge le profondità spirituali
divenendo consapevole che la Salvezza esiste, sebbene non si conoscano le
parole di questa preghiera accorata.
E non poteva chiudersi se non con un vera scarica di
energia l’album dei 3 G, che in Supernatural
ostentano ardite sperimentazioni di matrice Grunge, con evidenti venature Hard
rock; un rock persistente, dove ad un riff deciso e tagliente, risponde la crudezza
tipica degli Aerosmith, con una portata ritmica estremamente variegata che
punta ad impreziosire un brano, concepito
come pura estromissione di vigore e dove le chitarre prepotenti fanno da sfondo
d un cantato grezzo, che punta senza compromessi all’Hard rock, in un andirivieni
di rifrazioni sperimentali che esplorano le tante realtà rock, riproposte in una
chiave nuova, in cui testo e musica inseguono lo stesso obbiettivo: riflettere
sul senso del cambiamento e della possibilità insito nell’animo umano di varcare
ogni confine.
Sonia Bellin
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