Ancora prima del “Che il mare” ecco un altro brano del cantautore il cui nome ora, si trova primo nelle classifiche Usa dei brani indipendenti più trasmessi dalle radio. Un’ascesa continua tra le migliori classiche radio del momento non solo in Italia, ma anche all’estero, dove ha raggiunto numeri davvero da capogiro!
Andrea Pace del resto è un artista eclettico e versatile, dotato di una creatività, che gli permette di esprimersi in svariati generi musicali, vantando ad oggi , una carriera ultratrentennale nel mondo musicale. Da oltre 40 anni Andrea suona da autodidatta, maturando anche tecniche molto particolari all’interno del suo sound, che si colloca a metà, tra la bossa di matrice brasiliana e il panorama musicale italiano della canzone d’autore.
Dopo aver partecipato a numerosissimi festival, nonché concorsi musicali di richiamo nazionale, l’artista ha pubblicato diversi singoli e album che lo hanno visto parecchie volte in vetta alle classifiche internazionali per poi arrivare addirittura alla città che ora si sta preparando per la nuova edizione del Festival della musica italiana, ovvero Sanremo. Andrea Pace infatti, nel 2022 ha partecipato alle audizioni finali contest “Sanremo NewTalent Winter”del patron Devis Paganelli al Palafiori di Sanremo, prorpio durante il Festival, per poi essere presente anche a alla vetrina nazionale “CasaSanremo LiveBox 2022 e 2023 al Palafioridi Sanremo (2022), al Cinema Centrale (2023) nel periodo del Festival.
Ed ora che l’artista si gode il meritato successo di “Che il mare” - presente da oltre 15 settimane nelle classifiche Europee e americane - torniamo per un attimo indietro accostando il nostro timone verso il singolo precedente, ovvero verso il brano TRA CARIDDI E SCILLA, scritta col cantautore reggino Domenico Raffa ed arrangiato da Filippo Romeo in arte "Fily," fonico Universal.
Un brano molto poetico e la cui carica espressiva pone tra l’ascoltatore l’autore, una breccia aperta per dar voce alle emozioni più nitide che ognuno ha dentro di sé: la delusione di un amore dissipato, portato via dalla corrente, in una metafora esistenziale che pone il mare come simbolo del naufragio di un sogno. Anche qui si respira come in “Che il mare”, la serenità di una pace interiore, mentre il cuore si affanna per ritrovare quello scorcio di felicità e un sorso d’amore ad irrorare un’anima ancora in cerca del suo posto nel mondo.
Sonia Bellin
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