Non poteva esserci un’estate più intensa per Alessandro D’Andrea Calandra, cantautore, musicista, ma soprattutto poeta del mondo e interprete di emozioni.
Dopo il successo del suo album di debutto infatti, intitolato “Sicilia vacanti”, il cantautore
agrigentino ha pubblicato in tutte le
radio e nei maggiori digital store, QUARTU SAVONA QUINNICI, un brano dal chiaro
e forte riferimento sociale, dedicato alla strage di Capaci.
Un messaggio forte, quello proposto dall’artista, che senza
tanti giri di parole, ma con un sentimento che scava nel profondo del cuore,
vuole invitare l’ascoltatore a riflettere sulle conseguenze della tragedia,
spiegando come possa essere possibile imparare dal passato, celebrando la memoria,
così da serbare un insegnamento per il futuro, evitando tragedie simili, che
colpiscono le persone e chi attorno a loro gli è caro. Una speranza che
soggiace negli angoli più bui della nostra società, anche quando tutto sembra
perduto: è lì che dirige la sua attenzione, Alessandro con una perizia emotiva
davvero unica, in grado di alleviare la pesantezza e la tristezza di
avvenimenti come quelli raccontati in questo brano ma che la sua musica, riesce
ad alleggerire, portando il tema verso la riflessione e l’analisi concreta di
ciò che ne deriva. Parole dirette ma bilanciate, per portare speranza e mai
rassegnazione, per portare un sorriso dove c’è solo il pianto… Il talento di
Alessandro Calandra si deduce da come le sue storie diventano vere, perché raccontano
delle persone e della loro forza, scardinando ogni pregiudizio e arrivando
dentro all’anima dei gesti più semplici.
“Quartu Savona Quinnici” è uscito a maggio di quest’anno, proprio
per ricordare la ferita indelebile che uccise Giovanni Falcone e che ancora
oggi riviviamo con dolore al pensiero di come le persone possano arrivare a
tanto. Un’incursione dentro le lacrime di chi disperde il dolore senza emettere
grida ma lo vive e lo sperimenta nel suo profondo.
Come nel suo album d’esordio, anche qui, il cantautore ha
voluto celebrare il testo e l’accaduto nella sua lingua e quindi in dialetto,
rendendo ancora più viva la presenza del ricordo e quindi della memoria. Una lingua
che è anche un simbolo perché è quella impressa nel cuore dell’artista di
origine siciliane che anche con questo suo ultimo singolo vuole celebrare la Sicilia,
terra di amore e di gioia, ma anche di contraddizioni. Contraddizioni che
andrebbero estirpate guardando lo sguardo della gente che la abita e che
celebra ogni giorno la tradizione di un territorio
che ha fatto la storia della nostra civiltà.
Un messaggio, quello di QUARTU SAVONA QUINNICI, raccontato anche
attraverso i colori e le immagini di quella terra, quando nel maggio del 1992 a
Capaci, vicino Palermo, persero la vita persone che stavano lottando per questa
stessa terra. Un atto criminale contro l’umanità intera che va oltre la Sicilia
ma anche oltre l’Italia, ripregando sull’essere umano e sulla sua ipocrisia. “Quarto
Savona Quindici” è il nome in codice dell’auto blindata che, per prima, saltò
in aria in quel terribile sabato 23.
«Ho scritto questa canzone per onorare la memoria dei servitori della nostra
Comunità civile.» spiega l’artista «Un brano nel quale metto in evidenza la
quotidianità fatta di piccole cose. Una camicia d’ordinanza giudicata poco
adatta al clima caldo del maggio siciliano dalla mamma di un agente della
scorta. Una giovane donna che si augura il marito possa tornare dal servizio in
tempo per poter cenare con i loro bambini. La quotidianità che viene spezzata è
la tragedia più grande e spesso la più sottovalutata e dimenticata. Nessuno
potrà mai lenire il dolore dei familiari delle vittime. Ma di certo il silenzio
allarga le ferite e questo, i siciliani perbene, non devono assolutamente
permetterlo.»
Racconta Alessandro parlando di una storia che non è altro che la Nostra
Storia, la storia di esseri umani e di una criminalità organizzata, che imprime
violenza e sfregia senza ritengo i muri di una società corruttibile. Tuttavia
un cambiamento è possibile, e il brano di Alessandro vuole proprio comunicarci
questo: finché ci sarà la memoria, ci sarà anche la speranza e con questa, la possibilità di estirpare sciagure umane
come quella di Capaci. La sua canzone
vuole essere un tributo al dono estremo dei giudici Giovanni Falcone e
Francesca Laura Morvillo e degli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco
Dicillo e Antonio Montinaro e, i risultati ottenuti in termini di ascolti e di streaming,
giustificano la straordinaria bellezza di questa canzone, arrivata prima nella
classifica dei brai indie più trasmessi dalle radio.
Sonia Bellin
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