L’incertezza del futuro e una visone distorta della realtà, scommesse perse e promesse mancate…è questo l’inferno raccontato da Nicola Boni, Elvis Nick ed E. l.f.o., tre anime diverse, ma con un comune denominatore, ovvero quello di dissuadere l’ascoltatore dalla prefinizione di un genere- e quindi dalla stereotipizzazione di questo- per dare alla musica uno spazio ampio e illimitato, capace di comprendere e lanciarsi verso qualsiasi stile abbracciando suoni, colori e immagini di varia provenienza. Ed ecco quindi il risultato realizzato dall’unione di questi tre artisti: Drive(Inferno).
Un’anima irrequieta e sospinta da cromature oscure, come
suggerisce quella vocalità profonda e abissale, che solo Nicola Boni riesce a
sfoderare… Un movimento deciso in uno squarcio audace verso cavità
inconoscibili alla scoperta di se stessi, verso insenature nascoste nei sotterranei
della nostra coscienza. Il fragore delle corde vocali del cantautore sembra
sussultare contro un vento invernale, gelido e tenebroso, scuotendo ogni lembo
di terra, mentre questa trema, mettendo in evidenza le crepe di un’anima
inquieta. Sonorità che scavano nell’ombra dei nostri pensieri, mettendo a nudo
le incertezze per il futuro, e lasciando che le nostre paure escano allo scoperto…
Ma in questo vuoto, in tutto questa oscurità dove si avvertono soltanto grida indistinguibili,
c’è un suono che rimane lì, dentro di noi, a riscaldare quell’anima irrequieta
in cerca del suo Io per scorgere quella luce in fondo al tunnel, sconfiggendo
la paura e lasciandoci guidare dalla speranza. Speranza sospinta dal ritmo di
ELFO, che prende spazio tra il caos di questo inferno per rimettere
ordine ai nostri pensieri, troppo confusi dall’ipocrisia che la realtà ci
scaraventa addosso. “Serve un’altra forza” canta E.l.f.o. proprio all’interno del brano, ed
ecco che quel miraggio diventa immagine ferma e precisa di un domani migliore,
dove a lottare non siamo soli e dove, per ogni sfida, c’è un traguardo da raggiungere,
presso cui ricominciare. Le parole di
Elfo trafiggono l’ascoltatore, sorprendendo ogni suo movimento…ogni passo che
ora diventa fermo, deciso, convinto delle proprie capacità. Il suono si fa ora
più lieve, ora più cadenzato, per poi sorvolare ogni dubbio…. Il colore si fa
meno opaco e più nitido, per acquisire luminosità…Se tutto intorno brucia, arde
anche il cuore, che non può smettere di cercare il senso del suo battere come
il ritmo che sconvolge ogni piega sonora ad ogni parola emessa dal rapper.
Ma dal caos non c’è via d’uscita se non sconvolgendo un
ordine che non è tale… Se quel senso di ribellione non fosse innato in questa
ricerca di sé. L’anima irrequieta non può fare a meno del rock che persegue
l’intero pezzo a partire dal titolo, “guidandola” verso questa consapevolezza… Elvis
Nick con un’intensità vocale che fa da contro altare a quella di Nicola Boni- rispecchiandone
i chiaroscuri ma trattenendo una maggiore neutralità- fonde la sua anima rock,
con quella degli altri due protagonisti del pezzo, legando le due parti, come
fossero una la prosecuzione dell’altra…come se la storia iniziata da Nicola
Boni, evolvesse in modo naturale verso il risveglio promulgato da E.l.f.o. ma
con l’obbligo di oltrepassare verso quel trait d’union rockeggiante. Proprio
come nell’inferno dantesco è come se Elvis Nick rappresentasse Caronte
con la barca tesa a scortare le anime al di là del fiume in un viaggio
interiore tumultuoso, dove risulta impossibile non fare i conti con le
incertezze, le paure e le nostre fragilità.
Sonia Bellin
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