E per la prima
volta abbiamo collegato telefonicamente il grande SIXTEEN, il rapper di
Altamura che il giorno del suo compleanno, il 29 marzo, ha pubblicato il suo
nuovo progetto IPOCONDRIA EP….
E’ un periodo un
po’ anomalo, non solo per la musica, ma per qualsiasi attività, restrizioni,
lontananze, senso di fragilità... da artista e quindi da una sensibilità che ti
permette di guardare e vivere le cose in profondità, come vivi questa
situazione….?
Personalmente non voglio e non mi sento di dare
lezioni di vita, di solito si tende sempre a cercare negli altri
qualcosa, di cercare la risposta altrove o chissà dove… in questo caso dato che
c’è questo muro, si è quasi obbligati a guardare dentro di sé, a ritrovarsi e
quindi ad approfondire quel lato della propria anima che si era prima
trascurato….Io direi che dovremmo “approfittare”, per quanto il termine possa
sembrare inadeguato date le condizioni che certe persone sono purtroppo
costrette a vivere, tuttavia sarebbe opportuno valorizzare ogni singolo momento
e questo sarebbe quello giusto per ritrovare se stessi….
Insomma…
un viaggio per tutti, qualcosa di simile a quello che hai vissuto e raccontato
in IPOCONDRIA EP, che hai propriamente definito un viaggio verso molteplici
direzioni….
Si, Un viaggio della mia mente, un invito al
pubblico a farsi un viaggio nella mia mente, nei miei pensieri, in questo
flusso di coscienza che passa in rassegna emozioni, situazioni vissute in momenti
diversi, ma con il filo comune del disagio….se qualcuno vuole staccarsi per
quei 25 minuti è il benvenuto nel mio mondo….
Pensi che chi ascolta, oltre che capire la forza eversiva
dei tuoi pensieri, può anche immedesimarsi e ritrovare se stesso nelle tue parole?
Penso di si, bisogna però essere capaci di ascoltare,
mi sono accorto che chi riesce ad ascoltare, sente parecchio, chi invece non si sofferma, fa
fatica ad assimilare quanto ho scritto e poi cantato: non serve aver vissuto al 100% quello che ho vissuto io, però
ecco…siamo tutti esseri umani e l’empatia è anch’essa proprio una
caratteristica dell’essere umano…
Di certo poi il genere che lo rappresenta, è in totale
antitesi con un ascolto passivo o da sottofondo….
Esatto, per come dò io l’importanza al testo è pressoché
impossibile mettersi nelle condizioni di una ascolto passivo o da sottofondo,
anche se molta musica oggi, ahimè funziona così, il rap ma non solo quello, anzi,
io penso che un ascolto di quel tipo potrebbe infastidire, io stesso mi
infastidirei….
,
C’è poi da
considerare la tua attenzione alla scrittura, al peso delle parole in ogni riga
e tra le righe….
Si, ho sempre dato la massima importanza al testo,
non trascurando mai la melodia, anzi, il mio disco risente molto di questo
aspetto leggermente melodico, per essere un disco rap..ora è un periodo, negli
ultimi anni, in cui anche questo genere, sembra avere altre priorità , quando
non è la melodia, diventa l’immagine, il personaggio di turno…
Ascoltando
l’intero Ep, mi sono soffermata più volte sul significato di ogni canzone e
alla fine, mi sono resa conto di quanto l’immedesimazione totale con quello che
racconti ,
sia impossibile da evitare notando che poi, la parola chiave è disagio..
sia impossibile da evitare notando che poi, la parola chiave è disagio..
Potrebbe essere la parola che raccoglie il
significato di ognuna delle canzoni, tuttavia ogni traccia ha un momento
di disagio differente, è una parte di me che espongo in modo diretto, spontaneo…che fuoriesce dalla
mente posandosi sulle melodia ….
Ci sono due brani nel disco, che sembrano collegati
nell’imputare il disagio ad un soggetto esterno, parlo di PILOTA AUTOMATICO e
di NEANCHE UN MALEDETTO DIFETTO…
In realtà
i due brani sono tra di loro molto diversi, tutt’ al più, intercorre una non
indifferente distanza temporale tra uno e l’altro NEANCHE UN MALEDETTO DIFETTO
parla di
rassegnazione e il verso principale, che sostiene l’intero brano è “Posso finalmente
lasciarti andare”; si tratta di un testo molto intimo e sentito: tutt’oggi ascoltarla mi tocca. Il disagio che trattiene invece
PILOTA AUTOMATICO è molto più concreto e si tratta di un appellativo che auto-descrive
un’azione che, nei miei confronti ha fatto scaturire tutto il dolore patito.
A proposito di dolore e di e di una situazione di profondo
disagio, è significativo quanto il senso di una mancata rivincita si
riscontri nella traccia finale….
Si
tratta direi, di qualcosa di quasi contrario alla rivincita: c’è la consapevolezza di queste emozioni: io
sono triste, non arrabbiato, sono depresso e consapevole della mia ipocondria ,
ritorna quindi, inconsciamente , la prima traccia dell’EP.
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